Argomento:

Piattaforma bilancio comune di Bologna 2007

la federazione RdB/CUB ha presentato la propria piattaforma alla giunta Cofferati per la trattativa sul bilancio previsionale 2007.

Al centro ancora una volta : la precarietà, i diritti dei lavoratori,la reitarnalizzazione dei servizi,la difesa dei servizi a gestione diretta, il carovita.

Venerdì 26 riprende il confronto

Bologna -

Premessa

 

La manovra finanziaria del governo Prodi non ha avuto alcun effetto ridistribuivo a favore dei lavoratori e dei ceti popolari in genere.

Se è vero che la rimodulazione dell’Irpef ha prodotto alcuni benefici per alcuni settori di contribuenti collocati in fasce di reddito inferiori ai 40.000 euro, gli stessi effetti sono stati poi nei fatti annullati a causa dell’aumento dei contributi previdenziali, dei ticket sanitari, dell’aumento del bollo auto, dell’addizionale regionale, ecc.ecc..

L’iniquità della manovra del governo Prodi è insita nel fatto che mentre alle imprese sono stati concessi oltre 6 miliardi di euro attraverso il taglio dell’IRAP, ai lavoratori dipendenti e ai pensionati sono stati destinati circa 3 miliardi e 300 milioni di euro.

 

La regione Emilia-Romagna, attraverso la propria manovra finanziaria, avrebbe potuto operare per un riequilibrio, anche parziale, a favore dei lavoratori e dei ceti meno abbienti. Così non è stato. Anzi, ha compiuto una pericolosa inversione di rotta rispetto al passato.

Infatti con questa manovra la regione prevede d’incassare soltanto 60 milioni dall’aumento dell’Irap mentre dall’aumento dell’addizionale regionale Irpef prevede d’incamerare ben 180 milioni.

L’addizionale regionale Irpef pesava nel 2005 circa un quinto nelle entrate rispetto all’Irap mentre con quest’ultima manovra il rapporto è di circa uno a tre.

Se fosse stato lasciato invariato il loro peso, dall’Irpef si sarebbero dovuti prendere 48 milioni mentre dall’Irap 192 milioni, praticamente l’opposto di quello che è stato fatto.

 

E’ evidente che in questo contesto la decisione della giunta comunale, presa anche a seguito dei tagli dei finanziamenti alle autonomie locali effettuati dalla Legge finanziaria, di aumentare l’Irpef avrà effetti negativi, seppur inferiori complessivamente rispetto a quelli della Regione Emilia-Romagna, anche per le fasce di reddito basse e medio-basse.

 

Diventa ancora più necessario quindi affrontare attraverso misure concrete la questione della precarietà del lavoro, del carovita, della qualità dell’ampliamento dei servizi pubblici a gestione diretta.

 

 

Precariato Comunale

 

Al Comune di Bologna i contratti atipici sfiorano il 25% mentre i lavoratori precari e atipici complessivamente sono il 21%, su un totale complessivo di 5593 dipendenti, i contratti precari e atipici (tempi determinati, cfl, co.co.co.) sono 1179.

Il dato supera percentualmente il doppio della media complessiva generale che recentemente l’ISTAT ha calcolato raggiungere circa il 10% degli occupati.

 

La richiesta è quella della trasformazione a tempo indeterminato di un numero di lavoratori pari al numero di posti vacanti in pianta organica.

Le numerose dichiarazioni di principio (l’ultima in ordine di tempo quella contenuta nel verbale di incontro con l’assessore Scaramuzzino del 21/07/2006) devono ora trovare applicazione.

 Si tratta quindi di utilizzare tutti gli spazi che la legge Finanziaria offre ed aprire in tempi brevi un tavolo che abbia come obiettivo quello di cui sopra

 

 

Per un percorso di reinternalizzazione degli appalti

 

La questione degli appalti, della loro regolarità, delle condizioni di precarietà dei lavoratori coinvolti, i livelli di qualità dei servizi erogati in regime di appalto, non possono trovare una risposta in una semplice riproposizione di norme e regole già da tempo in vigore (l’accordo del dicembre scorso con cgil-cisl-uil è un esempio); i problemi non si esauriscono con il superamento delle “gare al massimo ribasso” ma bisogna rimettere in discussione le scelte che vi sono a monte: dalla necessità di esternalizzare alcuni servizi, alla definizione dei trattamenti contrattuali, economici e normativi finora lasciati come opzione libera alle ditte che partecipano alle gare.

L’Amministrazione comunale può impegnarsi in un percorso di reinternalizzazione degli appalti, anche con la normativa nazionale/regionale invariata, .

I passaggi ipotizzabili di un percorso di reinternalizzazione possono essere individuati schematicamente nel seguente modo:

 

  1. Ricognizione degli appalti e del personale attualmente esternalizzato dall’amministrazione sia in forma diretta, sia in “house” o tramite partecipate, vengono ricompresi anche i percorsi di “accreditamento”, in concessione e simili. Sia per la definizione degli organici coinvolti che per l’ammontare dei costi sostenuti dall’amministrazione;

 

  1. Individuazione dei servizi sui quali avviare un percorso di reinternalizzazione, con definizione di un piano temporale di verifiche e passaggi intermedi; si deve individuare una sperimentazione che dia un segno concreto e politicamente evidente del percorso generale: l’appalto della Biblioteca della Sala Borsa ha queste caratteristiche;

 

  1. I percorsi di reinternalizzazione vengono preceduti dal riconoscimento “in corso di appalto” dell’equiparazione dei trattamenti normativi e contrattuali per dipendenti in appalto con riferimento al contratto enti locali e integrativi in vigore per il personale comunale; particolare importanza è riservata alla definizione delle mansioni e qualifiche corrispondenti utilizzate e da utilizzare nel servizio, e l’annullamento delle clausole di flessibilità inserite nei contratti tra ente e ditta in appalto;

 

  1. Definizione di un Regolamento sui servizi esternalizzati che preveda come requisito essenziale dei capitolati e dei contratti di servizio, l’applicazione del contratto collettivo nazionale e integrativi del committente ai dipendenti ditte e cooperative, con la definizione delle qualifiche richieste, del personale in organico e dell’ammontare complessivo delle prestazioni da erogare; deriva da questa premessa una definizione stringente della parte economica della procedure di affidamento del servizio a partire dalla base d’asta adeguata all’applicazione delle clausole.

 

Come già premesso il percorso appena descritto è da considerarsi come articolata e ipotesi di “transizione” verso la definitiva reinternalizzazione dei servizi individuati, e di accompagnamento fino l’espletamento delle procedure di assunzione del personale in appalto.

 

 

Servizi sociali e aziende per i servizi alla persona

 

Sul processo di trasformazione dei servizi di quartiere, e sulla trasformazione delle IPAB in ASP, si riconfermano i contenuti della piattaforma sul Bilancio 2006 e nel verbale di incontro del 27 giugno e del 24 novembre scorso.

 

In particolare la contrarietà al passaggio del personale dipendente dall’amministrazione comunale alle ASP, l’avvio di una verifica per un concreto percorso di reinternalizzazione degli appalti del settore dei servizi alla persona, l’assorbimento nelle ASP del personale disponibile ed attualmente utilizzato nei tanti appalti.

I principali settori coinvolti in un processo di verifica e di stabilizzazione dei servizi attualmente esternalizzati riguardano:

-          l’assistenza domiciliare agli anziani

-          i servizi sociali di quartiere, minori e famiglia, disagio sociale adulti

-          servizi integrativi/inserimento scolastico ed handicap

 

L’obiettivo è il netto miglioramento economico, contrattuale, normativo e di uscita dalla precarietà ai lavoratori che operano in questi servizi senza disperdere un patrimonio di professionalità ed esperienza importante e al contempo garantire servizi di qualità e  di continuità ai cittadini.

 

Sulle IPAB/ASP resta fermo il punto del mantenimento dei diritti acquisiti dai lavoratori delle attuali IPAB, diritti che devono essere garantiti e che debbano valere anche per i neo assunti.

 

 

Settore educativo scolastico

 

Si confermano i contenuti della piattaforma sul bilancio 2006 e si sottolinea che: il confronto con le politiche scolastiche ed educative in questi ultimi mesi è stato sostanzialmente inesistente. Dei progetti di statalizzazione delle scuole materne e del finanziamento alle scuole private, fatti sui quali si esprime contrarietà, si è venuti a conoscenza attraverso i mass media. Si chiede quindi l’apertura immediata di un confronto relativamente ai progetti del settore al cui interno, fra le altre cose, lavora il maggior numero di lavoratrici e lavoratori precari.

 

 

Immigrati

 

La legislazione razzista pienamente espressa dalla Bossi-Fini non è stata ancora abolita e le condizioni complessive delle migliaia di immigrati e immigrati presenti nel territorio bolognese sono ancora segnate da politiche repressive e dalle logiche emergenziali.

Il centri di permanenza temporanea (CPT) di Via Mattei continua nella sua funzione di luogo di speciale detenzione amministrativa.

 

Le pratiche per la richiesta ed il rinnovo del permesso di soggiorno sono sempre più complesse e ricattatorie, anche la nuova procedura convenzionata con le Poste Italiane non ha risolto il problema delle estenuanti file e del necessario passaggio ad una gestione amministrativa delle pratiche, tuttora di competenza della Questura e Prefettura.

 

Come abbiamo già sostenuto in precedenza, pur non avendo il comune competenze necessarie a dare risposta a tutte queste problematiche, si può e si deve svolgere un ruolo di indirizzo e di condizionamento politico delle varie istituzioni coinvolte che sia di contrasto di queste inaccettabili politiche di esclusione. Anche la prossima Istruttoria pubblica potrà essere un momento, per centrare alcune esigenze e richieste.

 

Certo che l’amministrazione comunale può, nell’ottica di trasferimento al Comune di alcune competenze, potenziare i servizi di assistenza nei quartieri: fornire informazioni, facilitare i processi di inserimento sociale degli immigrati, tutelare e assistere nelle pratiche connesse alle attuali normative sull’immigrazione (nuova procedura con le Poste Italiane definita nella convenzione con ANCI), mediazione con gli altri enti preposti.

 

 

Casa

 

La casa di conferma come uno dei principali problemi per una consistente parte della popolazione bolognese:

 

  • mancanza di una politica residenziale pubblica degna di questo nome
  • mancanza di politiche calmieranti del mercato
  • l’impossibilità per i redditi medio-bassi di accedere al liberalizzato mercato dell’affitto,
  • presenza di oltre 40.000 studenti fuorisede domiciliati in città sulla pelle dei quali si è costruito un vero e proprio mercato nero e speculativo,con una copertura estremamente esigua del fabbisogno di alloggi per gli studenti messa in campo dall’azienda per il diritto allo studio universitario

 

Le necessità per il settore sono state nel tempo riproposte, anche nelle varie iniziative di lotta che si sono svolte negli ultimi mesi:

 

-          assegnazione alloggi sfitti comunali anche attraverso l’autocostruzione e comprendenti quelli autoassegnati

 

-          blocco degli sfratti di proprietà comunale e ACER

 

-          apertura tavolo per rimodulazioni affitti residenziali pubblici per lavoratori precari, in cassa integrazione, licenziati e/o cittadini che versano in particolari  condizioni di disagio economico.

 

-          requisizione delle case sfitte in analogia con quanto avvenuto alla X circoscrizione di Roma.

 

-          progressivo azzeramento dell’Ici prima casa

 

Per quanto riguarda il mercato nero degli affitti si rimanda al capitolo controlli e servizi ispettivi presentato nella piattaforma 2006

 

 

Carovita

 

Ribadendo i contenuti della piattaforma presentata per il bilancio 2006 si fa presente che non è stato in alcun modo applicato il punto 7 del verbale d’incontro firmato in data 28/12/2005. E’ quindi irrimandabile l’apertura di un “confronto per un governo dei beni/servizi e tariffe, anche per assicurare una migliore fruizione sociale del territorio, finalizzato allo sviluppo dell’esperienza dei mercati di zona, che abbia come caratteristica la valorizzazione della filiera corta e dei gruppi di acquisto collettivo”.

 

Ciò nonostante si esprime un giudizio positivo sulla decisione di aprire alla cittadinanza l’accesso al CAAB. Se ne chiede quindi l’estensione attraverso punti vendita dislocati nei quartieri ai quali vanno affiancati locali attrezzati per i gruppi di acquisto collettivo.

 

 

Bologna 18/01/07