Disabilità e scuola in una società escludente

Bologna -

È notizia degli ultimi giorni la vicenda di Nina Sorrentino, studentessa al quinto anno del liceo Sabin di Bologna con sindrome di down, che la famiglia ha deciso di ritirare dalla scuola perché non potrà sostenere l’esame di maturità in virtù della programmazione didattica differenziata.

A fronte di una delicata vicenda che tocca da vicino la sensibilità di tante e tanti, su cui i media fomentano la contrapposizione tra famiglie e istituzioni scolastiche, crediamo giusto allargare lo sguardo, non facendo della scuola l’unico punto debole di un modello sociale profondamente escludente e classista.

Dopo anni di tagli, di leggi contro i lavoratori e le lavoratrici, processi di privatizzazione, esternalizzazione e precarizzazione di tutti i servizi pubblici, ci ritroviamo di fronte un modello sociale in cui l’istruzione pubblica costituisce uno degli ultimi baluardi di inclusione. Si gettano i semi in un terreno sociale sterile a causa delle scelte politiche attuate negli ultimi trent’anni: gli studenti e le studentesse con disabilità e le loro famiglie, finito il percorso scolastico, si ritrovano abbandonati a se stessi e privi di una qualsiasi rete di tutele. Il progetto di vita, nell’ottica del quale vengono sviluppate le scelte didattico-educative, di fatto si vanifica; spesso docenti, studenti e famiglie si ritrovano soli a farsi carico della costruzione delle basi per un futuro di realizzazione che viene poi negato fuori dalle mura scolastiche.

USB Scuola denuncia il totale abbandono del ruolo di tutela da parte dello Stato, sempre più votato al profitto aziendale, e la mancanza di un percorso reale di inclusione lavorativa per la realizzazione dell’individuo. Lo stato delle cose non può che determinare le gravi contrapposizioni che abbiamo di fronte, a cui bisogna rispondere con un’allenza fra tutti i soggetti coinvolti per ricomporre il mondo che hanno frammentato.

E davvero suonano farisee le parole dei funzionari del Ministero che invitano la scuola a dare una possibilità. Quale possibilità può dare una scuola che lavora nel deserto?
Davvero il punto è il pezzo di carta, più o meno corrispondente a reali conoscenze e capacità? Garantiamo agli studenti con disabilità un percorso di studi comparato alle possibilità reali degli studenti disabili. Il punto davvero importante però, e che non a caso è pressoché assente nella polemica di questi giorni,  è quale progetto di vita potrà realmente costruire Nina in questo deserto. 
Continuiamo a sostenere la battaglia per una reale inclusione nella scuola e per un lavoro dignitoso anche fuori da essa per tutte e tutti. La storia dell'inclusione in questo paese è stata una storia di civiltà. Sta a noi, ai lavoratori, agli studenti e a tutta la società non farla diventare un apparato formale che non ha più nulla a che fare con la realtà e con le possibilità concrete di tutti.

USB Scuola Bologna