LA REALE INCLUSIONE DEGLI STUDENTI IN DIFFICOLTÀ NON SI COSTRUISCE A PARTIRE DA UNA SEGNALAZIONE BES

Bologna -

Capita sempre più spesso che le famiglie che si rivolgono ai servizi per il riconoscimento dei diritti legati alla certificazione della legge 104 trovino un muro di gomma nell'istituzione che, frenata da vincoli di bilancio, troppo spesso negli ultimi tempi respinge le richieste dei genitori. A fronte dell'assenza delle istituzioni e dei servizi che nel nostro Paese dovrebbero garantire e tutelare i diritti dei più deboli, la scuola statale rimane l'ultima istituzione pubblica a cui si richiede di vicariare tutte le funzioni sociali. Ovviamente sempre senza mezzi e senza risorse.
Accade, perciò, che senza riconoscimento del diritto alla legge 104 e del sostegno didattico-educativo alle famiglie venga consigliato di richiedere,  soprattutto nel passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria, una sorta di fantomatica “diagnosi BES”. Gli studenti con Bisogni Educativi Speciali dovrebbero entrare nella scuola con una sorta di lettera scarlatta per la quale non avranno diritto a nulla se non, eventualmente, al riconoscimento di misure dispensative e compensative che, nella maggior parte dei casi, nulla risolvono e a nulla servono per le specifiche difficoltà degli studenti che a volte non hanno diritto al sostegno a causa di una dotazione cognitiva borderline.
A chi serve davvero la “diagnosi BES”? È evidente che ai nostri studenti in difficoltà non serve di certo. Ai nostri studenti servono risorse specializzate sul sostegno, educatori, classi meno affollate, mediatori culturali, corsi L2, risorse economiche per i progetti contro la dispersione scolastica e molto altro.
Il fatto, poi, che la spinta ad accompagnare i nostri alunni dalla quinta elementare alla prima media con una “diagnosi BES” venga troppo spesso dai dirigenti scolastici ci fa pensare che l'unica utilità possa consistere nell'esclusione di questi studenti dal computo delle schede valutate dai test INVALSI e nel favorire i piani del governo che prevedono la riduzione costante di insegnanti di sostegno per scaricare ogni incombenza sugli insegnanti di posto comune.  

La normativa BES è stata pensata per scardinare ulteriormente il sistema di sostegno e tagliare altre risorse come è già accaduto con l'eliminazione del sostegno agli alunni con DSA.

Poiché la normativa in materia non prevede l’obbligo per i consigli di classe e team docenti di segnalare gli alunni con specifiche difficoltà e di redigere il Piano Didattico Personalizzato, ma sono state emesse sentenze di condanna nei confronti di scuole che non hanno attivato percorsi personalizzati, invitiamo i docenti in possesso di documentazione fornita dalla famiglia, a non segnalare l’alunno come Bes per non essere complici involontari della distruzione del sistema del sostegno, ma a formalizzare con una programmazione individualizzata gli interventi mirati messi in atto per cercare, sempre e comunque, di promuovere le potenzialità di ciascuno.

Ciò non basta però!
Consapevoli del nostro ruolo di docenti e funzionari dello Stato, di fronte alla negligenza verso i suoi cittadini più giovani, dobbiamo lottare e pretendere per i nostri studenti che la scuola STATALE si assuma realmente la responsabilità di dare a tutti uguali possibilità.


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