1 MAGGIO: BOLOGNA TORNA IN PIAZZA IN DIFESA DELLA SCUOLA
Ore 10 – Piazza Ravegnana
Dagli scranni del governo fino a Palazzo D'Accursio, ogni giorno si sprecano parole su quanto sia importante la scuola nel nostro paese. Il presidente del consiglio Renzi e gli altri rappresentanti delle istituzioni si sforzano di confermarci quanto tengano a cuore le sorti dei dipendenti della scuola e delle generazioni di alunni che vi si dovranno formare. Tuttavia essere al centro di queste attenzioni non è indicativo di buoni presagi. Infatti diminuiscono i posti di lavoro e peggiora il servizio. Dunque, dalla Merkel alla Pillati, quando le politiche di austerity mettono al centro la scuola, è chiaro che intendono al centro del proprio mirino, mentre si apprestano a sparare.
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CONTRO “L'ISTITUZIONE”: ANTICAMERA DELLA PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA
La giunta comunale di Bologna continua nel suo intento di creare le migliori condizioni per esternalizzare la scuola dell’infanzia e i servizi educativi, passando dal progetto ASP a quello dell’Istituzione. L’anno scorso a Bologna è nato un forte movimento di opposizione al progetto ASP che prevedeva il passaggio delle scuole dell’infanzia prima e dei nidi poi ad un'ASP dedicata alla Scuola; progetto sconfitto dalla mobilitazione contro il tentativo di esternalizzazione dei servizi che avrebbe portato al peggioramento della qualità dei servizi stessi e delle condizioni lavorative e salariali di insegnanti, educatrici e collaboratori.
Grazie anche a quel movimento, abbiamo vinto il referendum contro il finanziamento pubblico alle scuole private (oltre 1 milione di euro l'anno), esito ignorato totalmente dalla giunta e dalla maggioranza del consiglio comunale, che ha dichiarato il suo impegno nel controllo dei finanziamenti (un’affermazione scandalosa che denuncia l'assoluta mancanza di controlli in tutti questi anni in cui sono stati regalati milioni di euro alle scuole private!). A tutt'oggi di questi controlli non c'è traccia.
L’amministrazione comunale, a seguito delle forti proteste, ha rinviato di un anno il passaggio delle scuole ad ASP, come preteso da USB durante la vertenza.
All’inizio del 2014 la Giunta ha messo la parola fine ad ASP, smentendo chi aveva affermato che da quel progetto non si potesse tornare indietro, lanciando l’“istituzione”.
Il progetto Istituzione, reso noto dall’amministrazione nel mese di marzo, sembrerebbe un arretramento dalla volontà di esternalizzazione, espressa in questi ultimi anni dalla Giunta; in realtà è cambiato solo lo strumento, ma il risultato finale da perseguire è il medesimo: la privatizzazione della scuola e dei nidi.
L’Istituzione, presuppone un riaccentramento della
gestione dei servizi, modalità corretta se affidata direttamente al Comune, ma la forte autonomia gestionale dell’Istituzione servirà solo a riorganizzare i servizi, per tagliare il personale, nella logica della razionalizzazione delle risorse.
Come succede per le istituzioni culturali (biblioteche e musei), la prospettiva potrebbe essere una progressiva esternalizzazione con frammentazione dei servizi o addirittura, come è successo per la Cineteca, una trasformazione in Fondazione, con riduzione della qualità e dell’offerta formativa.
E i lavoratori? Si andrà dalla messa in discussione dei contratti, fino alla limitazione della libertà educativa e didattica a seguito dell’accentramento della programmazione nelle mani dell’istituzione. Fino ad ora, i quartieri hanno affidato alla competenza ed esperienza di educatrici ed insegnanti i percorsi educativi e didattici. L’Istituzione imporrà interventi centralizzati, frutto di una visione meramente ragionieristica, non basata sui bisogni delle bambine e dei bambini.
Perché dovremmo fidarci di un’amministrazione che in questi anni ha cercato in tutte le maniere di “sbolognare” le scuole dell’infanzia e i nidi?
Le lavoratrici e i lavoratori dei servizi educativi e scolastici, si opporranno ad un progetto che non serve nemmeno ad assumere i precari, in difesa della gestione diretta e senza l’intermediazione di un “contenitore” che a breve e medio termine potrebbe riservare delle brutte sorprese a genitori e bambini.
COOP SOCIALI: UN'ANTEPRIMA DEL DESTINO DELLA SCUOLA PUBBLICA
Le educatrici e gli educatori impiegati nei servizi scolastici dalle cooperative sociali svolgono un servizio pubblico. L'assistenza agli alunni certificati e alle scolaresche durante i turni pre scuola, mensa e post scuola, entrano in un vero e proprio sistema di demolizione dei diritti e delle dignità. I contratti a tempo indeterminato non vengono rispettati dalle cooperative che lasciano senza salario per quattro mesi all'anno gli educatori senza che nessuno controlli il rispetto delle retribuzioni. Terremoti, nevicate, elezioni producono chiusure straordinarie dei plessi e vuoti di salario. Aggiungiamo i tre mesi in cui le scuole chiudono in estate e il risultato saranno i quattro mesi senza stipendio per gli operatori a tempo indeterminato. Il paradosso è che per quelli a tempo determinato in estate scatta il salario di disoccupazione. Per tornare ai servizi integrativi scopriamo che questi educatori lavorano tre ore al giorno spezzate nell'arco dell'intera giornata, dalle 7.00 alle 18.00, per guadagnare circa diciotto euro netti. E oltre al danno, la beffa di non consumare il pasto che, garantito agli insegnanti, non è concesso agli educatori.
Gli appalti vengono progettati dal comune in maniera da tagliare e risparmiare colpendo educatori e bambini certificati. La soluzione è una sola: reinternalizzare i servizi appaltati, assumendo gli educatori con un contratto pubblico unico comunale, ma chi potrebbe intervenire non ne ha interesse. L'onta trova la sua massima espressione proprio in questa fase, infatti se la mostruosa Istituzione mette i brividi a chi oggi lavora con contratto pubblico, potrebbe salvare chi vive la peggiore delle esternalizzazioni. Ma i lavoratori delle cooperative sociali che volentieri andrebbero in grembo a questo ente, sottraendosi all'infamante CCNL firmato da CGIL CISL e UIL e agli appalti della giunta Merola, rimangono invece confinati nel proprio inferno.
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LA SCUOLA STATALE CHE NON C'È PIÙ
Per le famiglie bolognesi la scuola pubblica non è più garantita - Molte famiglie non avranno la scuola dell'infanzia o il tempo pieno o saranno costrette a portare i bambini in scuole fuori quartiere perché lo Stato non dà gli insegnanti e il comune non fornisce i locali. Alle scuole medie e superiori gli indirizzi più richiesti hanno talmente pochi posti che molti devono ripiegare sulle “seconde scelte”.
E che scuola avranno? - Classi strapiene, modelli orario “spezzatino” con un gran via vai di insegnanti, sempre meno risorse per laboratori ed attività didattiche e la piaga di un precariato sempre più strutturale.
E allora, spending review, naturalmente! Dopo gli oltre 8 miliardi di tagli della Gelmini, avremo un nuovo piano di accorpamento di scuole, con quasi 2000 studenti, ancora tagli agli organici e disorganizzazione.
In sintesi il modello prevede meno scuola e di minor qualità. W la scuola privata! Il nuovo ministro ha chiarito il proprio incondizionato sostegno alla scuola privata. Un settore tanto delicato per la tenuta democratica viene dato in pasto agli appetiti di faccendieri che lucrano sulle condizioni di miseria in cui vengono tenuti i lavoratori della ditta privata di turno, spesso cooperative cosiddette sociali. Sempre meno insegnanti di sostegno, un tempo vanto della scuola italiana, vengono progressivamente ridotti e soppiantati dai BES.
Alle famiglie vengono continuamente richiesti contributi “volontari” che ormai costituiscono più del 50% del bilancio di diversi istituti superiori bolognesi.
La colpa però è dei lavoratori: largo al merito! Attraverso i quiz Invalsi, si definiscono i costi standard che porteranno forti riduzioni di risorse (ecco perchè la BCE è tanto attenta all'Invalsi). Se in una classe con 35 ragazzi e insegnanti precari sottopagati non si raggiungono i risultati sperati, la ragione non è nel merito dei docenti, ma nelle continue politiche di taglio.
Contratti e assunzioni, questo produce merito! Lo stipendio è bloccato al 2009. Oltre 6.000 Euro persi dal 2010 ad oggi. E Renzi promette uno sconto di 80 euro per pochissimi, autofinanziato con i tagli al welfare della spending review.
Risorse, risorse e ancora risorse, alla faccia dell'Europa! Quello che succede alla scuola italiana e a quella comunale è frutto di un preciso disegno, dettato dalle politiche europee di dismissione di tutto lo Stato Sociale, a favore del mercato e della speculazione.
Chi dice che i fondi non ci sono, vuole solo continuare a sottrarli allo Stato Sociale per regalarli a banche e imprese.
Per questo, a quasi un anno dalla vittoria nel referendum contro i finanziamenti alle scuole private, i lavoratori della scuola comunale e statale, gli educatori delle coop e le famiglie di Bologna saranno in piazza il 1 maggio contro le politiche europee realizzate dal governo Renzi, per questo le scuole statali sciopereranno il 6-7-13 maggio , per questo ci mobiliteremo il 14 maggio contro la minaccia contenuta nel DEF di prorogare il blocco dei contratti a tutto il 2020