ASSEMBLEA DIPENDENTI REGIONALI SU "SPESE PAZZE"

Bologna -


In data odierna i dipendenti dell’Ente Regione Emilia Romagna hanno partecipato all’assemblea indetta da USB sulle cosiddette “spese pazze dei consiglieri regionali” riempiendo la sala A della terza torre di Viale A. Moro.

All’assemblea a cui erano stati invitati tutti i capigruppo in Consiglio Regionale, ha partecipato nella veste di rappresentante USB l’ex consigliere regionale Carlo Rasmi, che nel 1998 denunciò pubblicamente un sistema di sperpero di denaro pubblico e venne per questo espulso dal suo gruppo;

Solamente il consigliere De Franceschi del Movimento 5 stelle ha accettato il doveroso confronto con i dipendenti regionali.

Al termine di una assemblea che, nonostante la rabbia, non è mai degenerata ed anzi ha dato vita ad una discussione seria ed approfondita sulle motivazioni di fondo di certi comportamenti e delle conseguenze politiche e sociali degli stessi, ha approvato all’unanimità la seguente mozione.

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I dipendenti della Regione Emilia Romagna, riunitisi in data odierna, presso la terza torre di Via A. Moro, in assemblea:

rifiutano ogni accostamento ai fatti di cronaca che in questi giorni riempiono le pagine dei quotidiani, relativi alle cosiddette “spese pazze dei consiglieri regionali”.

Questi comportamenti che  in  molti casi, oltre a confermare la distanza abissale tra il trattamento riservato ai lavoratori e quello dei rappresentanti istituzionali contribuiscono fattivamente allo smantellamento della Pa portata avanti dai governi succedutisi nei vari anni. Analoga distanza si evidenzia anche tra i lavoratori e i dirigenti e Direttori di diretta nomina politica. La funzione sociale del nostro lavoro non possono essere messi in discussione in alcun modo né con comportamenti indecenti né con un trattamento contrattuale e normativo e contrattuale discriminante come sta avvenendo. L’assemblea auspica che venga fatta piena luce su tutti i comportamenti di cui sopra e chiede l’immediata apertura della contrattazione integrativa per recuperare il maltolto in termini salariali (20% di aumento di produttività e recupero integrale del valore dei buoni pasto) nonché la definizione di un clima di lavoro dove i dipendenti non dirigenti non siano capi espiatori e vengano realmente valorizzati attraverso una rete di diritti e tutele che la legge sul personale che la Giunta si appresta a varare invece, nega