Bologna, a S.Caterina la prima Cra Covid per 24 anziani positivi: ancora risorse per la sanità privata e nessun potenziamento delle strutture pubbliche
Oggi lunedì 7 dicembre apre la residenza Covid per anziani S.Caterina, individuata dall'Ausl dopo selezione pubblica, che sarà gestita dall'Istituto case di riposo S. Anna e S. Caterina. Lo stesso Istituto balzato agli onori della cronaca la primavera scorsa a causa dell'elevato numero di decessi e di operatori e anziani contagiati. Lo stesso Istituto oggetto di segnalazioni ed esposti a causa delle inadempienze, dei ritardi, dell'approssimazione gestionale e organizzativa. Ci chiediamo quali siano stati i requisiti per ritenere idonea questa struttura tanto da superare una selezione pubblica.
Si legge, inoltre, che sarà il gestore ad assicurare assistenza e cura agli ospiti con il proprio personale medico, socio-assistenziale e fisioterapico mentre l'Ausl assicurerà con proprio personale il coordinamento infermieristico e gli infermieri. Ci troviamo quindi di fronte ad una struttura a gestione privata, finanziata dal pubblico e supportata da personale pubblico. Ci chiediamo perché allora non si sia proceduto ad individuare una struttura totalmente pubblica. Questo sarebbe stato un vero segnale di inversione da parte della Regione rispetto a tutto il sistema di accreditamento, invece si continua a finanziare il privato, anzi oltre alle risorse si cede anche il personale.
Intanto la Regione avvia lo stanziamento di 32 milioni di euro a favore delle strutture accreditate che ospitano anziani e disabili, quindi a strutture private. In Emilia Romagna l'80% dei posti letto accreditati sono gestiti da privati. Questi soldi serviranno anche a garantire “la quota socio sanitaria”, cioè il finanziamento pubblico anche per i posti "non occupati" durante la pandemia. Ovvero si paga come se ci fosse un anziano, anche se non c' è. Si tratta di un regalo per la struttura, di aiuti a fondo perduto destinati a strutture private truccati da aiuti per anziani e disabili.
In effetti i soldi pubblici elargiti ai privati sono molti di più. Basta ricordare il protocollo d'intesa tra la Regione e Legacoop, in cui la Regione prevede un riconoscimento sugli oneri sanitari di 7 euro al giorno per ospite per l'acquisto di DPI.
Milioni di euro sottratti alla cura e all'assistenza pubblica con la scusa che "comunque i privati offrono un servizio pubblico e questo in qualche modo va loro riconosciuto". Così si esprimono con nonchalance i nostri amministratori, mentre garantiscono come e comunque il profitto dei privati.
Inoltre, come se non bastasse, bisogna ricordare i 7 milioni di euro, stanziati dalla regione per coprire gli aumenti contrattuali (doverosi e meritati) dei dipendenti della sanità privata. Una sanità privata che nonostante negli ultimi anni, complici le politiche di smantellamento del SSN, abbia intascato lauti e crescenti profitti, oggi, con la complicità di Cgil, Cisl e Uil ottiene, grazie soprattutto all'appoggio di Bonaccini, che gli aumenti economici (ma non in termini di diritti) dei dipendenti privati vengano coperti con soldi pubblici.
Dallo scoppio della pandemia ad oggi poco o nulla è cambiato e milioni di euro stanziati per i privati non permetteranno sicuramente di risolvere i problemi che affliggono, da anni, le residenze per anziani, che sono frutto proprio delle logiche del profitto e dell’aziendalizzazione.
I gestori privati e pubblici non hanno alcun interesse ad erogare maggiori ore assistenziali e sanitarie (durante le fasi più critiche della pandemia sono state tagliate a causa della riduzione del numero dell’utenza legata ai decessi per covid-19) né di investire in interventi strutturali a tutela della salute e della sicurezza di lavoratori e utenza, i primi pensando solo ai loro profitti e i secondi intrappolati nella logica del pareggio di bilancio.
Per tutelare la salute degli anziani e garantire un'assistenza di qualità è necessario rivedere l’intero sistema degli accreditamenti a partire dai parametri assistenziali e dai case mix, garantire una gestione diretta da parte del SSN delle CRA, reinternalizzare i servizi in appalto, garantire maggiori tutele contrattuali per gli operatori e avviare una campagna massiccia di assunzioni a tempo indeterminato di tutte le figure assistenziali necessarie.
USB Emilia-Romagna
Bologna 7-12-2020