Bologna: presidio alla sede della cooperativa Àncora in difesa del diritto di sciopero
Oggi 20 maggio, a 50 anni dall’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, tanti operatori e operatrici del terzo settore e dei servizi di welfare in piazza per rivendicare salario, diritti e dignità.
Tante e tanti in piazza sotto la prefettura di Bologna: operatrici e operatori hanno preso parola per denunciare le condizioni in cui versano i salari tagliati, con i conti in banca a secco in attesa del FIS che a tre mesi di distanza, e nonostante le promesse, non è arrivato; per rivendicare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, spesso lasciata alla valutazione calata dall’alto delle ASP e delle ASL, passate attraverso l’autocertificazione alle Prefetture, come nel caso dei servizi del Sistema Accoglienza; e ancora, per denunciare i protocolli di riapertura dei centri estivi e dei centri diurni per disabili, stilati nel chiuso delle stanze della Regione, che non ha coinvolto la base delle educatrici e degli educatori dei servizi che a breve riapriranno, che torneranno a lavoro senza la minima garanzia del salario pieno e del monitoraggio della salute, attraverso la predisposizione dei tamponi: anche qui, utenti e operatori autocertificheranno il proprio stato di salute. Per non parlare dei lavoratori dei centri diurni per anziani, lasciati da tre mesi senza servizio, spesso senza salario e ammortizzatori, e soprattutto senza la prospettiva di una ripresa delle attività in sicurezza.
Dopo una animata assemblea durata circa due ore una quarantina di operatori e operatrici si sono spostati sotto la sede della cooperativa àncora servizi per dimostrare la propria solidarietà ai lavoratori sanzionati per aver scioperato, lo scorso marzo, in un momento di estrema difficoltà per tutti gli operatori dei servizi essenziali domiciliari e residenziali. La cronaca di quei giorni ha consegnato alla memoria di tutti la scarsità dei DPI, in particolare delle mascherine chirurgiche, e nessun adeguamento delle procedure di intervento. Di lì a poco l’esplosione dei focolai di Covid-19 nelle CRA/RSA per anziani ha dimostrato a tutti quanto la predisposizione immediata di corrette procedure e percorsi, nei contatti con questa utenza fragile, avrebbe potuto evitare la tragedia.
Il rumoroso presidio ha costretto la cooperativa a convocare un incontro immediato con una delegazione, durante il quale però i responsabili della cooperativa, dimostrando un piano di aderenza alla realtà molto fragile, hanno confermato la pretesa legittimità di contestare e sanzionare uno sciopero che secondo loro “non andava convocato”. Un grave attacco al diritto di sciopero e alla funzione di un sindacato come USB che, nell’emergenza dei mesi scorsi, invece di prestarsi alla cogestione degli interessi delle aziende firmando protocolli e procedure “condivise”, ha messo davanti a tutto il diritto alla salute e alla sicurezza dei lavoratori.
Ma c’è di più: la cooperativa ha dichiarato che non uno dei suoi operatori ha contratto il virus, e che non uno degli utenti delle sue strutture (gestite come Consorzio Blu) e dei suoi servizi è morto!
UN PIANO DI DISSOCIAZIONE DALLA REALTà che riteniamo molto pericoloso, sia per i Comuni, che per le ASP e le AUSL, che fruiscono dei servigi di questa impresa, che per il Consorzio Aldebaran di cui àncora è partner nella gestione del Servizio di Assistenza Domiciliare.
La realtà, di cui per fortuna non siamo gli unici osservatori, è altra cosa: i contagi tra gli operatori, così come le loro ospedalizzazioni, si sono verificati eccome (basterebbe tirare fuori i dati sulle malattie e la percentuale di tamponi effettuati tra gli operatori).
Il vero scandalo, secondo i rappresentanti di questa cooperativa, sarebbe che “nessun sindacato ha speso una sola riga per ringraziare la cooperativa per quello che ha fatto per i lavoratori e gli utenti”.
Francamente siamo preoccupati. Affermazioni di questo tipo potrebbero strapparci il sorriso se fossimo in “normali condizioni” di dialettica sindacale, ma il momento storico richiede serietà e lucidità: negare l’evidenza delle morti nelle strutture, negare ad un sindacato che ha tra i propri iscritti chi è stato messo a rischio e ha contratto il virus è troppo.
Per questo motivo già nei prossimi giorni andremo a chiedere conto ai soggetti istituzionali che hanno rapporti con questa cooperativa precise garanzie sull’accertamento delle responsabilità per tutti i fatti legati al Covid.
Chiaramente, tutte le sanzioni ai lavoratori verranno impugnate, e tutte le sedi adite fino al loro ritiro, fino alla vittoria.
Bologna, lì 20 maggio 2020
USB Lavoro Privato