Bologna: sciopero residenza disabili "Casa Rodari"
SCIOPERO RESIDENZA DISABILI “CASA RODARI”: ADESIONE ALTISSIMA TRA I LAVORATORI
‘Sicurezza e dignità sono terapeutiche’; ‘migliori condizioni di lavoro, miglior servizio per gli utenti’.
Questi gli striscioni attaccati oggi ai cancelli della struttura socio-riabilitativa “Casa Rodari”, in occasione dello sciopero proclamato dall’USB per protestare contro il sistema di gestione regionale che da anni mette in sofferenza le strutture come questa, riducendo al limite i rapporti numerici tra operatori e utenti. Con uno sciopero a staffetta (in queste strutture infatti è obbligatorio mantenere un contingente fisso di lavoratori per garantire gli interventi essenziali) ha protestato quasi la totalità degli operatori presenti nella residenza. Presenti al presidio dinanzi ai cancelli diversi familiari degli utenti, solidali con le ragioni dei lavoratori.
Il Centro Residenziale Socio Riabilitativo “Casa Rodari” è una struttura dell’AUSL di Bologna gestita in accreditamento dalla cooperativa CADIAI e ospita 20 utenti disabili di media e alta gravità.
Da 3 anni ormai i lavoratori della struttura portano avanti una vertenza arrivata più volte in Prefettura, contro la cooperativa e contro l’AUSL, che ha per oggetto l’applicazione dei parametri di case-mix tra utenti e operatori stabiliti dal DGR 514/09, la famosa legge regionale sull’Accreditamento delle strutture socio-sanitarie.
L’applicazione della normativa nel breve volgere di 3-4 anni ha aumentato pericolosamente il carico di lavoro nella struttura, ridefinendo al ribasso il numero degli educatori e degli operatori socio-sanitari sulla base della gravità dell’utenza, in alcuni casi molto elevata. La struttura, inoltre, nell’ultimo anno è passata da 17 a 20 utenti, senza che vi fosse riconosciuto un adeguato aumento del personale.
È in corso, attraverso lo strumento della DGR 514/09 il tentativo di ridefinire il paradigma dell’integrazione degli utenti disabili, trasformando queste strutture da luoghi di riabilitazione e integrazione a nuovi cronicari e piccoli manicomi.
Come USB, insieme agli operatori della struttura, denunciamo da anni che l’abbassamento del rapporto numerico tra operatori e utenti mette a rischio la sicurezza e l’incolumità degli stessi nella struttura; l’impossibilità di adeguati interventi educativi, a causa dei bassi rapporti numerici, aumenta il rischio di ricorrere alla sedazione farmacologica; il ritmo frenetico ed il carico di lavoro richiesto dall’organizzazione del lavoro, sulla base della normativa, riduce il ruolo degli operatori a badantato e sorveglianza.
Pur essendo prevista, nel decreto regionale, la possibilità di aumentare i livelli di erogazione delle ore per le strutture che richiedono un apporto superiore, l’AUSL di Bologna ha negato ogni possibilità di rivedere il contratto di servizio, scaricando ogni responsabilità sulla cooperativa, che da parte propria nega il problema e censura il grido di allarme dei lavoratori della struttura.
La battaglia di Casa Rodari è una battaglia morale e di civiltà: non è possibile che a pagare la crisi siano le persone disabili; è inaccettabile che i tagli allo stato sociale si riversino su quelli che hanno meno possibilità di difendersi; c’è della brutalità nel negare, come fanno AUSL e CADIAI, che il peggioramento delle condizioni di lavoro nelle strutture penalizzi il tenore di vita degli utenti.
La riuscita dello sciopero di oggi dà forza alle ragioni di chi si batte per salvaguardare condizioni di lavoro e di vita degli utenti. L’invito dei lavoratori di Casa Rodari è a costruire un percorso condiviso con tutti i lavoratori dei centri residenziali e diurni della città e con i familiari degli utenti, affinché si ponga un limite alla barbarie dei tagli sulla pelle e sulle condizioni di vita degli ultimi.