Bolognafiere: nel piano industriale solo sacrifici per i lavoratori

Bologna -

 

Di fronte alla “crisi” la Direzione di BolognaFiere, non diversamente da altre imprese, trova come strumento principale il contenimento delle spese per il personale; del Piano industriale 2009-2011, sul quale è in corso la prima fase del confronto sull’organizzazione del personale, sottolineiamo alcune delle proposte:

 

  • blocco del turn over con in “cambio” l’aumento del monte ore minimo di alcune categorie, e incentivi al pre-pensionamento;

 

  • taglio degli organici del personale di manifestazione:

  • da 189 (già ridotti nella realtà a 169) a 138 lavoratori e quindi un taglio di 51 posti di lavoro;

 

  • taglio delle presenze programmate nelle manifestazioni, dividendo nettamente la programmazione tra le manifestazioni con meno o più di 5000 mq (con meno o più di 3 padiglioni espositivi).

 

Ci sono altre, importanti, questioni ma bastano questi punti per farsi una idea precisa dell’expo del “prossimo futuro” immaginato dalla dirigenza BolognaFiere.

 

Il “Riallineamento Organizzativo”, così il piano viene chiamato dal management, si traduce in un taglia e cuci di mansioni, e soprattutto in un taglio di “posti” di lavoro e di “presenze effettive” durante le manifestazioni, e quindi di reddito per i lavoratori: si propone di aumentare la “garanzia sui minimi contrattuali” ma si produrrebbe una diminuzione della “media” delle ore lavorate all’anno. Un piano industriale quindi molto pesante sia in termini di reddito che di futuri carichi di lavoro, con l’apertura (implicita) a nuove esternalizzazioni e precarizzazioni.”.

 

Sappiamo bene che questa fase di “confronto” si innesta, in un contesto difficile, che però non riuscirà a sviarci dalla tutela degli interessi dei lavoratori:

 

  • fibrillazioni del mercato fieristico internazionale e nazionale, che ovviamente risente della crisi finanziaria e produttiva (e dei consumi);

  • alta conflittualità all’interno della dirigenza e dell’assetto societario (la vicenda della ricapitalizzazione, l’insistenza per lo scorporo della parte immobiliare di Bolognafiere, ecc…).

 

Come organizzazione sindacale di base riteniamo che ci siano da fare alcune considerazioni sulla trattativa in atto e sulla vicenda generale di Bologna:

 

  • la diminuzione di salario e di diritti non può contrastare la diminuzione e/o il “cambiamento” degli eventi fieristici che dipendono dal calo della produzione e da strategie di mercato delle imprese e dei loro gruppi;

  • le “crisi” sono da sempre un’opportunità per far passare “ristrutturazioni” aziendali: nel nostro caso, il calo delle ore programmate si è già scaricato sui lavoratori già da tempo, essendo tantissimi i lavoratori con contratto part-time verticale;

  • stanno venendo al “pettine” tutti i nodi del processo di privatizzazione dell’expo di Bologna, che persa la sua dimensione pubblica e sociale si è ritrovata ad essere oggetto di interessi privati, anche speculativi: forti sono le responsabilità degli stessi amministratori pubblici che avrebbero dovuto, e dovrebbero, tutelare un patrimonio (fatto di padiglioni ma soprattutto di lavoratrici e lavoratori) che è prima di tutto dei cittadini.

 

Nella partecipatissima assemblea sindacale di oggi è emersa la volontà dei lavoratori di garantirsi un futuro, ed è stata messa ai voti ed approvata, quasi all’unanimità, una mozione che impegna la delegazione trattante a non concedere modifiche nella programmazione dei turni di lavoro per il prossimo 2010.

 

Bologna 14 ottobre 2009

p. RdB/CUB Bologna

Luigi Marinelli