FERMIAMO LA DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA
Mentre USB si prepara al primo congresso nazionale dalla sua fondazione, nella scuola si verificano fatti la cui negatività non ha precedenti neppure rispetto a quanto già subito negli anni passati. Consideriamo il congresso sindacale una opportunità in quanto il momento dell'emergenza coincide con quello del confronto. La scuola pubblica sta subendo da anni duri colpi parallelamente a quelli inferti a tutti i settori del pubblico impiego, mirati non solo a depredare risorse con pesanti tagli, ma anche a trasformarla fisiologicamente in “un'azienda/fabbrica” che funzioni scimmiottando il privato. Contemporaneamente utenti e a volte addetti ai lavori sono imbambolati dal motto bugiardo che “privato è bello perché funziona”. Le conseguenze immediate di quanto sta avvenendo a carico della scuola le avrete facilmente percepite. Se siete genitori non sarete stati risparmiati da disagi e difficoltà per burocrazie amministrative della scuola dei vostri figli, dalle lamentele degli studenti per essere in tanti in aule piccole in cui devono adattarsi a lavorare per molte ore al giorno; per l'assenza di insegnanti non sostituiti anche per lunghi periodi; per l'impossibilità di utilizzare i laboratori per i motivi più vari. Non avrete tralasciato di notare pulizie non accurate e condizioni strutturali quantomeno trascurate, intanto aumentano ogni anno i contributi “volontari” richiesti alle famiglie. Mentre genitori e studenti da un lato e lavoratori della scuola dall'altro, si arrabattano nonostante tutto, il ministro Profumo sogna la scuola del futuro senza classi: un'agorà, un open space digitalizzato, in cui ciascuno studente non usa banali libri di carta, ma è dotato di un proprio tablet, una scuola nella quale tutto avviene fluidamente on line. Intanto, gli istituti crollano letteralmente e gli scarsi fondi per gli interventi di ristrutturazione e manutenzione sono bloccati per il patto di stabilità; i lavoratori vanno avanti tappando buchi, svolgendo compiti non loro, assorbendo quanto dal ministero e dagli uffici scolastici viene scaricato sulle singole scuole a costo zero. La distruzione della scuola pubblica è cominciata da alcuni decenni. Negli ultimi anni ha subito un'accelerazione e la crisi economica sta offrendo un utile pretesto per proseguirla. Come in tutti gli altri settori, nella scuola pubblica si stanno attuando punto per punto la contro-riforma Brunetta, che sarà “arricchita” dal pacchetto Fornero e dalle conseguenze dell'accordo del 3 maggio, e più in generale le politiche imposte dall'Unione Europea. Nell'arco degli ultimi 10 anni c’è stato un taglio di oltre 150.000 docenti, il numero di studenti è aumentato di quasi 200.000, mentre il numero di classi si è ridotto di oltre 4.000 con il conseguente accorpamento degli istituti e altri ne verranno chiusi nei prossimi anni. Con la spending review più di 4.500 tra docenti inidonei (docenti che per condizione di salute non svolgono insegnamento ma attività quali la gestione di biblioteche) e docenti di laboratorio saranno deportati su posti del personale ATA tecnico-amministrativo con un declassamento dei docenti e un generale disconoscimento delle professionalità acquisite dal personale docente ed ATA. Conseguenza di questa manovra è stato il blocco delle assunzioni in ruolo di 5.100 ATA e l'assunzione dei precari tecnici e amministrativi con supplenze brevi (più svantaggiose e precarie per alcuni aspetti contrattuali). Intanto aumenta la spesa per i dirigenti. Il tanto acclamato concorso per i docenti porterà una manciatina di posti (appena 11.000 assunzioni previste in due anni a fronte di 22.000 pensionamenti) rispetto al numero di risorse tagliate. Inoltre, si è creata gran confusione tra le forme di reclutamento, numerose sono state le critiche da parte degli insegnanti precari che aspettano da anni il passaggio a tempo indeterminato e innumerevoli i ricorsi. Il CCNL è bloccato fino al 2017, ciò in una situazione di crisi economica che comporta una perdita di potere di acquisto di almeno il 20% per i nostri stipendi. L'ultima “legge di stabilità” non ha risparmiato deroghe al contratto come la non retribuzione delle ferie per i lavoratori precari che sta creando difficoltà e confusione nelle amministrazioni scolastiche. Con la “legge di stabilità” sono stati sottratti alla scuola oltre 187 milioni di euro solo per il 2013, nei prossimi due anni saranno depredati oltre 200 milioni di euro per anno. Anche a causa del taglio previsto dalla legge di stabilità, le contrattazioni di Istituto, che si sarebbero dovute concludere a novembre-dicembre 2012, sono ancora aperte perché l'ammontare dell'acconto (!) del Fondo di Istituto (FIS) per l'anno scolastico 2012/2013, è stato reso noto solo a febbraio 2013. Il FIS, oggetto importante di contrattazione, è una parte del salario accessorio utilizzata per la realizzazione del POF (Piano dell'Offerta Formativa; es. teatro, stages e scambi, viaggi di istruzione, corsi di recupero ecc.) di ciascuna scuola, quindi attività sottratte direttamente ai vostri figli. Il FIS ha già subito una riduzione nel corso degli ultimi anni a cui si aggiunge un ulteriore taglio del 30-40% dovuto all'ultima legge di stabilità e ad un accordo con i sindacati collaborazionisti (escluso solo la CGIL che ha comunque spianato autostrade al blocco dei contratti e degli scatti). L'accordo sindacale in questione ripristinerebbe gli scatti di anzianità bloccati da anni a chi li attendeva per il 2011. Insomma, per pagare i nostri scatti, i soldi li rubano dalle nostre tasche! Il solito gioco-beffa a cui si aggiunge l'ulteriore presa in giro della “produttività”, parametro sulla base del quale nei prossimi anni si vorrebbe definire i “miglioramenti retributivi”. Non ci è dato sapere nulla su questa non precisata “produttività”, ma pare che sarà basata anche sui risultati Invalsi (sistema di valutazione usato nella scuola) e sul POF. Tagliano risorse e pretendono un miglioramento proprio nell'ambito in cui si son fatti i tagli! Profumo, bocciato dalle ultime elezioni con il suo governo, ha speso molte energie per far approvare l'8 marzo (dopo le elezioni!) il regolamento per l'applicazione del sistema nazionale di valutazione delle scuole, questo era stato evidentemente promesso a Draghi e Trichet. Il sistema di valutazione si basa sui test Invalsi, cioè quiz somministrati con la finalità di analizzare gli apprendimenti in italiano e in matematica. L'obiettivo dichiarato è quello di valutare la qualità del nostro sistema scolastico, la finalità reale è la “valutazione” dei singoli Istituti e degli insegnanti per consentire la discriminazione di istituti di serie A e di serie B. Infatti, con la pubblicazione dei risultati dell’Invalsi s’instaura una concorrenza fra istituti e fra docenti. Questo sistema ci costa dai 9 ai 20 mln di euro/anno che non comprendono: i lavoratori della scuola "prestati" gratis all'istituto Invalsi e l'uso dei locali e le giornate sottratte alla didattica. Le prove Invalsi sono identiche in tutta Italia per grado di istruzione e classe, sono prove omogenee, imposte dall'alto, che pretendono di fotografare una realtà estremamente eterogenea. Ciò che l'Invalsi consente di valutare è invece, molto banalmente, la capacità di addestramento ai quiz. L’Invalsi peraltro non tiene in nessun conto gli alunni con difficoltà di apprendimento e di altra cultura e men che meno degli alunni diversamente abili, che influenzano enormemente le scelte didattiche e i percorsi che si adottano nelle classi in cui questi studenti sono inseriti. L'Italia è all'avanguardia per legislazione e integrazione degli studenti disabili rispetto agli altri Paesi europei, ma pare si stia impegnando per somigliare al peggio degli altri Stati. Ad esempio, nonostante negli ultimi tre anni l'Amministrazione scolastica sia stata condannata ben sette volte per condotta discriminatoria nei confronti di alunni con disabilità, a causa della mancata assegnazione delle ore di sostegno richieste, il numero dei docenti di sostegno continua a diminuire, negando e violando i diritti fondamentali degli alunni con disabilità. Non va dimenticato, peraltro, che l’assistenza agli alunni disabili è anche assegnata agli educatori delle cooperative, che rappresentano un esempio di esternalizzazione dei servizi, presenti anche nella scuola, impostate su appalti al ribasso senza nessun rispetto del lavoro svolto e degli alunni coinvolti. Ciò con il falso pretesto del risparmio ma con il chiaro intento di dividere e sfruttare i lavoratori facendo profitti sulla pelle degli educatori. Siamo convinti che la qualità del sistema scolastico non aumenti riducendo i diritti dei lavoratori e che l’unione di tutti nella lotta possa portare alla rivendicazione dei diritti comuni. Chiediamo la vostra solidarietà come lavoratori, come cittadini e come genitori per difendere la scuolapubblica in cui si formano ed educano uomini e donne di domani. Due primi passi concreti saranno: boicottare le prove INVALSI tenendo i vostri figli a casa il giorno dei quiz;partecipare al referendum comunale che si terrà a Bologna il 26 maggio contro i finanziamenti alle scuolecomunali private, VOTANDO A.
USB Pubblico Impiego Emilia Romagna / Scuola