GKN: devono sparire dal tavolo licenziamenti e la messa in liquidazione

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Al tavolo ministeriale di giovedì 7 ottobre è stato sicuramente apprezzabile lo sforzo da parte della viceministra Todde per spingere l'azienda a togliere i licenziamenti dal tavolo e per determinare a fatica l'impegno ad un confronto vero sulla salvaguardia dell'occupazione e dello stabilimento GKN di Campi Bisenzio.

Ma va detto che questa vertenza ormai è una "guerra di posizione", di trincea, dove parole e impegni si impantanano, liquefacendosi in mediazioni da funamboli che ci sembrano più utili agli onori di cronaca che ai lavoratori.

Era chiaro per tutti che questa trattativa prima o poi sarebbe arrivata al momento delle scelte e siamo consapevoli che per i lavoratori il tempo è tiranno.

Ma per USB rimane ferma la necessità che la discussione si affronti in un quadro ripulito dalle pregiudiziali dirette ed indirette messe in campo dall'azienda:

Bene che il Ministero abbia sospinto la dirigenza aziendale verso un confronto in cui sembra venire meno l'interesse ad agire unilateralmente con i licenziamenti.

Male che questo avvenga in un quadro in cui l'azienda, in attesa di capire quale percorso sarà indicato dalla discussione, continua ad essere mantenuta precauzionalmente" in liquidazione", affannandosi allo stesso tempo a indicare come via maestra la strada degli ammortizzatori sociali e degli "advisors".

USB ha posto con forza la necessità che qualsiasi percorso sia finalizzato alla salvaguardia industriale dello stabilimento, nonché al mantenimento degli attuali livelli occupazionali.

Tale percorso deve avere caratteristiche precise:

  • questa trattativa non può essere affrontata con la spada di Damocle della messa in liquidazione e dei licenziamenti;
  • l'azienda deve confermare la volontà di discutere al di fuori di un processo di chiusura, rendendosi allo stesso tempo disponibile a sottostare ad una regia da parte del Governo che deve assumersi la responsabilità politica di dirimere questa vertenza.

Assunzione di responsabilità politica che deve partire anche dalla condivisione della proposta alternativa alla legge anti-delocalizzazioni messa in campo dalle lavoratrici e dai lavoratori.

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