"la scuola sotto attacco, sciopero generale"
TAGLI +
CONGELAMENTO GRADUATORIE +
BLOCCO DEI CONTRATTI +
“DEMERITOCRAZIA” =
SCIOPERO GENERALE
Tagli – Durante un recente incontro tra ministero e sindacati, è stato chiarito che per il corrente anno scolastico è stato impossibile attuare completamente i tagli previsti, pena l’impossibilità di gestire le scuole (ma va?). La conseguenza non è stata il ritiro della terza trance di tagli, bensì l’affermazione che per il prossimo anno bisogna comunque raggiungere gli obiettivi di licenziamento previsti dall’art. 64 del D.Lgsl. 133. Ci attende quindi la soppressione di 19700 unità di docenti e 14167 ata (ma temiamo che questi dati possano aumentare). Questo risultato andrebbe raggiunto attraverso: l’ulteriore aumento degli alunni; l’estensione del modello del maestro unico; l’eliminazione di docenti di inglese alla primaria; la riduzione a 32 ore anche per le classi III; i tagli ai corsi serali. Se però non è stato possibile rispettare i tagli lo scorso anno, nonostante i licenziamenti ed i forti disagi per il nostro lavoro, come pensano di fare ora? I sindacati collaborazionisti presenti all’incontro, pare abbiano chiesto niente di meno che…. Il differimento nel tempo dei tagli…
Code e congelamento graduatorie – La corte Costituzionale ha bocciato le norma che imponeva l’inserimento in coda ai precari che chiedevano altre province. Tutte le norme che impedivano i trasferimenti di provincia erano palesemente illegittime, fin da quella voluta dal governo Prodi e dalla CGIL nel 2007 (non capiamo quindi perché ora il PD e la CGIL cantino vittoria per la sentenza della Consulta). Non siamo di principio contrari a porre un freno alla “deportazione” dei giovani più preparati dal sud del paese, ma sappiamo che l’unico rimedio consiste nel restituire alle regioni meridionali i posti di lavoro tagliati con inaudita ferocia negli ultimi 5 anni. Nel frattempo il parlamento della Repubblica si prepara ad aggirare la giustizia; sono infatti stati presentati emendamenti al decreto “milleproroghe” che prevedono il congelamento delle graduatorie per un anno. In pratica non si potrà ne aggiornare il punteggio ne tantomeno richiedere nuove province (cosa ne faremo delle code?). Questa proposta appare scandalosa se pensiamo che negli ultimi 2 anni ministero e sindacati collaborazionisti vantavano la soluzione del dramma dei licenziamenti attraverso il “salva precari” e la concessione del punteggio a chi era rimasto a casa. Cosa ne faremo ora di tutti questi punti? Inoltre in tutto il paese molti precari si piegano al ricatto dei costosi trepuntifici per tentare di salvare la propria posizione in graduatoria, ma anche per questi colleghi pare si sia trattato di un perfido scherzo. Comprendiamo le preoccupazioni di diversi precari del nord che temono di vedersi scavalcati in graduatoria dai colleghi disoccupati e con più punti del sud, ma la soluzione è quella di lottare insieme per tornare quantomeno agli organici del 2008. Vi invitiamo a leggere il comunicato redatto dal nostro responsabile precari in merito al congelamento delle graduatorie al link:
Meritocrazia – Sta circolando la bozza di decreto sulla meritocrzia nella scuola e appaiono subito tutti gli elementi caratteristici della legge Brunetta (soldi solo a chi raggiunge le performance; esposizione alla gogna pubblica per chi non le raggiunge; valutazione basata sull’apprendimento degli alunni, ma anche sui “comportamenti professionali e relazionali”; fasce di demerito). Occorre ancora un regolamento che stabilisca i dettagli del procedimento attraverso il quale i dirigenti, come antichi imperatori romani, valuteranno lo spettacolo dei docenti impegnati a scannarsi nell’arena come veri e propri gladiatori (che anche quando vincevano, lo ricordiamo, restavano schiavi). Ma i gladiatori lottavano per la propria vita, a noi quali ingenti premi vengono riservati? Il fondo d’isituto che, lo si ribadisce, non deve comportare nessun onere aggiuntivo per l’amministrazione. Tutto ciò mentre assistiamo al blocco dei contratti, allo slittamento degli scatti d’anzianità e allo scippo del TFS che ci costeranno a fine carriera decine di migliaia di euro. A questo punto l’unica risposta da parte di ogni collega deve essere quella di non prestarsi a questo gioco, rifiutare ogni valutazione e mettere, stavolta è doveroso, alla gogna pubblica chi si presterà al tentativo di dividerci tra passivi e cattivi. Il vero merito che si può riconoscere è quello di lottare per i propri diritti e per la difesa della scuola pubblica.
Nel frattempo la legge Brunetta stava naufragando miseramente per l’impossibilità di attuarla prima del rinnovo dei contratti (bloccati fino al 2013) e Tremonti non ne voleva proprio sapere di elargire qualche briciola per salvare il suo collega ministro, ma ecco che il 4 febbraio cisl e uil vanno in soccorso di Brunetta e siglano un accordo che rinvia all’ARAN il compito di pensare ad un procedimento per applicare le fasce di merito ai dipendenti pubblici, in attesa dei rinnovi contrattuali. Cisl e uil si sono così palesate definitivamente complici, ma sostengono di averci salvato perché, in attesa dei nuovi contratti, verranno elargiti premi ai più meritevoli, finanziati con i risparmi dovuti ai tagli, ma non si toccherà lo stipendio dei non meritevoli. Non ci sentiamo però di ringraziarli, visto che senza il loro intervento la legge Brunetta non sarebbe partita e basta. Inoltre, l’applicazione, pur parziale delle fasce, attiverà una serie di meccanismi penalizzanti per il futuro. Vi invitiamo a tal proposito a leggere il volantino allegato (accordo palazzo Chigi 4 febbraio). USB si è rifiutata di firmare l’accordo e sta organizzando manifestazioni in tutta Italia per il 18 febbraio.
ATA ed ex LSU – Grazie alle mobilitazioni degli LSU (tra i quali siamo il primo sindacato) a dicembre si è riusciti a far prorogare i finanziamenti per gli appalti di pulizia fino a giugno. A quel punto però scatteranno comunque i tagli previsti, migliia di ex LSU e di lavoratori delle ditte private perderanno il posto di lavoro e agli ATA verranno fatte le solite pressioni per accollarsi ulteriore lavoro. Contro questo disegno, gli ex LSU saranno ancora in sciopero il prossimo 15 febbraio. Dalla loro lotta dipende anche il destino dei collaboratori scolastici statali. Leggete il volantino su
assuntidavvero.rdbcub.it/index.php
L’unica risposta a tutto questo è lo sciopero generale – L’USB, insieme ad altre sigle del sindacalismo di base e ai movimenti di lotta, ha raccolto il grido di protesta che arriva dai lavoratori di tutti i settori e, dopo aver sostenuto lo sciopero dei metalmeccanici del 28 gennaio, ha proclamato lo sciopero generale di tutte le categorie per 11 marzo, uno sciopero che avvierà un percorso di lotta per affermare un modello alternativo a quello imposto da governo, Brunetta, Marchionne e CGIL-CISL e UIL. Negli ultimi mesi assistiamo spesso a litigi tra cgil da una parte e cisl e uil dall’altra, poi li vediamo tutti insieme appassionatamente al tavolo di confindustria per propinarci il nuovo patto sociale ed infine si permettono di esprimere blande critiche all’azione del governo (magari indossando i panni semi puliti della Fiom). E’ necessario chiarire che questi soggetti non sono cambiati, sono ormai definitivamente complici delle politiche governative e padronali e non hanno più alcun diritto di critica verso chi li sta foraggiando con la gestione dei fondi pensione e degli enti bilaterali. Occorre invece costruire un fronte sindacale unitario alternativo ai sindacati complici. Se poi parti di questi sindacati vorranno sinceramente tornare dalla parte dei lavoratori, ci confronteremo volentieri con loro, ma su basi chiare: No convinto alla privatizzazione della scuola e una vera battaglia per la difesa dei diritti sindacali dei lavoratori. La scuola dovrà contribuire allo sciopero e alzare il proprio grido contro le continue umiliazioni che riceviamo ogni giorno e le condizioni salariali sempre più sfavorevoli che ci vengono imposte. Non si può più restare in silenzio o limitarsi a scioperi simbolici, il ministro dovrà sentire tutta la nostra rabbia; quella rabbia che proviamo quando sparisce il nostro posto di lavoro, quando arriviamo a scuola e ci impongono di fare i tappabuchi, quando ci tolgono tutti gli strumenti e poi pretendono di valutarci e di punirci se andiamo contro il volere di un dirigente. Nelle prossime settimane si svolgeranno diverse assemblee nelle scuole per preparare lo sciopero e vi invitiamo a partecipare numerosi. Occorre ricordare che la partecipazione della scuola alla giornata dell’11 è attualmente a rischio a causa dell’incivile legge antisciopero. Stiamo facendo tutto il possibile per poter difendere il nostro diritto di sciopero, ma se non potessimo partecipare dovremo da subito lavorare per organizzare una nuova scadenza generale.
Questione femminile – Sul sito è stato pubblicato un interessante documento sulla condizione lavorativa della donna, anche alla luce dell’aumento dell’età pensionabile e del recente piano per il sud. Vi invitiamo a scaricarlo e a diffonderlo andando su: www.scuola.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=28008&cHash=718274c80b&MP=63-1027
Cosa accade da noi
Procedimenti disciplinari – Ancora un volta un lavoratore della scuola di Bologna, assistito dall’USB Scuola, è uscito vincitore dopo una contestazione disciplinare. Vale la pena segnalare che anche in questo caso altri sindacati avevano detto al collega che non aveva speranze (pur se aveva pienamente ragione), ma noi abbiamo la testa dura e non ci piace arrenderci in partenza.
Tagli al bilancio comunale - Venerdì 11 febbraio USB ha rotto le trattative con il commissario prefettizio del Comune di Bologna sul tema del nuovo bilancio. Sono in gioco servizi vitali per tutti i lavoratori e qualsiasi cedimento verrebbe pagato dalle fasce più deboli (leggi il comunicato su www.emiliaromagna.usb.it/). Intanto il 14 febbraio abbiamo organizzato un presidio per impedire la chiusura dell’asilo nido di via Filopanti, mentre venerdì 18 si svolgerà una fiaccolata contro l’aumento delle tariffe dei nidi delle materne e delle mense, con partenza da Piazza Re Enzo alle ore 17.30.
No al caro Bus – USB sta raccogliendo migliaia di firme contro l’aumento dei costi del trasporto pubblico, avviato a seguito di un accordo regionale che solo la nostra organizzazione si è rifiutata di firmare (anche se chi ha firmato ora piange lacrime di coccodrillo). Il 22 febbraio si riunira un tavolo di trattativa e in quella sede vogliamo presentare il maggior numero possibile di firme. Vi invitiamo a racoglierle nei vostri posti di lavoro e ad inviarle via fax allo 051381585 (indicando il posto di lavoro in cui sono state raccolte). In allegato trovate i moduli.
Bologna, 11 febbraio 2011
Francesco Bonfini