Metalmeccanici: Fini Compressori, in gioco il nostro futuro
E’ in gioco il nostro futuro
Un piano di Risanamento è il mantenimento dell’occupazione e della produzione
Nel piano di “risanamento” della Fini Compressori troviamo le stesse vecchie ricette che hanno già deindustrializzato gran parte del patrimonio produttivo del nostro territorio e del paese.
Si punta tutto sul “Marchio FINI” e nulla sulla produzione o sull’innovazione:chiusura dei reparti di verniciatura serbatoi, assemblaggio compressori a pistoni e gruppi pompantila drastica riduzione e parziale smantellamento dei magazziniesternalizzazione di forniturespostamento completo dei gruppi pompanti in Cina (CUORE ITALIANO?)drastica riduzione degli impiegati dell'ufficio tecnico, progettisti e disegnatoriIl “risanamento”, ancora una volta, è fumo negli occhi che nasconde lo spostamento di altre attività produttive non solo all’estero ma anche in Piemonte e chissà dove altro (Veneto?).
Oggi, il salvataggio di metà dei lavoratori, così come le precedenti procedure di licenziamento collettivo, sono tappe verso la totale chiusura della fabbrica con prospettive di speculazioni di vario tipo (creare solo un punto commerciale o una speculazione immobiliare).
A questo si aggiungono le preoccupanti indiscrezioni su i pagamenti deifornitori, su
lle cessioni di lavorazioni all’esterno, sulla modalità dei collaudi ecc… Già prima della dichiarazione di procedura di mobilità, il mancato rispet-to della rotazione nella cassaintegrazione era un segnale della Direzione ai lavoratori sulle proposte di risanamento: come setutto fosse già stabilito e concordato, lasciandosi i margini per tentare di mettere gli stessi lavoratori in concorrenza tra di loro.
Una buona risposta l’hanno data i lavoratori che si sono iscritti al sindacato RdB, promuovendo le prime azioni per il pagamento puntuale delle integrazioni alla CIG, il rispetto della rotazione, richiedendo informazione e trasparenza nelle procedure, ecc… Iniziative che hanno messo in fibrillazione non solo la proprietà ma anche la Fiom e la Fim.
Sappiamo tutti che la situazione internazionale di crisi è utilizzata anche per fare speculazioni e regolare vecchi e nuovi progetti di “rottamazione” dei lavoratori, di snellimento produttivo, recupero di margini di profitto: resta il fatto che, anche se fosse attuato, questo piano de-industriale ha una prospettiva limitata per tutti i lavoratori, non solo per quelli oggi coinvolti ma per tutti i lavoratori della Fini.
Non agire è come dare per scontato che questo Piano di smantellamento è l’unica prospettiva possibile: per questo è necessario intervenire con iniziative di ampia mobilitazione che coinvolgano pesantemente le responsabilità della proprietà, della Provincia e della Regione.Bloccare i licenziamenti, pretendere la proroga della cassa integrazione finalizzata al mantenimento della produzione, integrazione piena della cassa integrazione: questo è il piano di risanamento che vogliamo e che dobbiamo pretendere.
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