Per un Piano Casa Popolare della regione Emilia Romagna

Bologna -

 

Tutti davanti al palazzo della Regione Emilia Romagna ore 15.00 30 giugno

 

In Emilia Romagna sono ormai più di 20 anni che assistiamo a processi di privatizzazioni e allo smantellamento dello stato sociale. Questa situazione viene oggi peggiorata da processi di crisi economica: aumenta la disoccupazione e la precarietà sociale.

Il problema abitativo diventa oggi centrale e tocca diverse tipologie: da chi è strozzato da un mutuo, agli affitti insostenibili, all’impossibilità di accedere alle case popolari, sempre più ridotte di numero. Si assiste rispetto al 2008 ad un incremento medio degli sfratti per morosità di circa il 50%, trend che non accenna a diminuire. La crisi economica si innesta su una legislazione che risale alla famigerata legge sulla casa 431 del 1998, che ha eliminato l’equo canone.

 

Di fronte a tutto questo le politiche della regione sulla casa sono inadeguate.

Si è aperto in questi giorni l’ennesimo bando per il sostegno all’affitto che vede 20 milioni di euro erogati da Stato e Regione per soddisfare più di 50 mila domande ovvero gli stessi soldi che nel 2000 vennero erogati per 20 mila domande.

In Regione sono state superate le 30 mila domande per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica a fronte di un incremento di case popolari rasente allo zero. Lo stanziamento economico a favore delle case popolari previsto dal Piano Casa del governo nazionale riguarderà circa 2000 alloggi.

La Regione ha condiviso questo stesso Piano Casa che nella sostanza consentirà di ampliare a costo zero villette mono e bi-familiari che ammontano a più di 500 mila in Regione.

Terrazzi e portici diventeranno stanze affittate a prezzi insostenibili. Tutto questo favorendo la rendita e la cementificazione.

Inoltre siamo in presenza di una legislazione nazionale e regionale che colpisce duramente sul piano penale e amministrativo con l’esclusione dalle graduatorie chi è costretto ad occupare un alloggio.

Lo sviluppo urbanistico ormai con una connotazione omogenea in regione, si parla di una area metropolitana emiliana, è guidata unicamente dalla speculazione che vede cambi d’uso dei terreni da agricoli a edificabili tesi a favorire la rendita.

Il disagio abitativo viene utilizzato per incrementare una terroristica campagna contro i lavoratori immigrati, producendo una guerra tra poveri che favorisce unicamente gli speculatori immobiliari.

 

Le politiche abitative oggi sono normate a livello regionale ed è opportuno confrontarsi con questo livello.

E’ quindi necessario ripartire da un nuovo piano casa popolare regionale che tuteli gli inquilini attraverso il finanziamento di edilizia residenziale pubblica e che metta al centro della programmazione urbana una diversa idea di abitare fondata sul rapporto territorio-ambiente contro una cementificazione selvaggia e pericolosa, come ha dimostrato il recente terremoto in Abruzzo.

 

Le nostre proposte sono:

 

-blocco degli sfratti per morosità rilanciando un tavolo di confronto fra prefetture, amministrazioni, parti sociali e organizzazioni di categoria;

 

-presa in carico dell’emergenza abitativa da parte delle amministrazioni che devono garantire il passaggio da “casa a casa”, anche attraverso la requisizione, il recupero e la ristrutturazione del patrimonio immobiliare esistente;

 

-aumento delle case popolari, con un piano straordinario di investimenti pubblici che vincoli una percentuale fissa del bilancio di Regione e Comuni indipendentemente dai finanziamenti statali;

 

-sostegno ai mutui e all’affitto in forma diretta per i cassaintegrati, precari e disoccupati