VINTO IL REINTEGRO DEL LAVORATORE TERREMOTATO

Bologna -


 

Il lavoratore della Intra s.r.l., azienda in appalto alla Felsineo, licenziato ingiustamente è stato reintegrato al lavoro.  

 

L’azienda, infatti, aveva colto l’occasione del terremoto per licenziare il lavoratore che aveva subito il danno del sisma restando senza dimora.

Il licenziamento è stato l’ultimo di tutta una serie di attacchi al lavoratore in un contesto di  generale offensiva nei confronti di tutti i lavoratori della Intra, provenienti dal cambio di appalto.

 

Tutti i lavoratori dell’appalto Felsineo avevano protestano in suo sostegno con ripetuti scioperi a “sorpresa” e presidi, il non rispetto dell’accordo sottoscritto con l’USB al momento del cambio d’appalto e contro le ripercussioni nei confronti di tutti i lavoratori in appalto alla Felsineo con una partecipazione che ha sempre coinvolto il 100% dei lavoratori dell’appalto.

 

Sin dal principio l’azienda, infatti, ha sostanzialmente limitato il numero del personale e le ore di lavoro, col solo scopo di sostituire gradualmente i lavoratori. Cosi, mentre il lavoro continua ad essere lo stesso di prima, si pretende di svolgerlo in tempi nettamente ridotti, con ingenti ore di straordinario, continui cambi turno rispetto a quelli contrattuali e col ricorso a personale “esterno” in violazione dei patti stabiliti con l’USB volti invece al reintegro dei lavoratori in cassa integrazione, esclusi al momento del cambio appalto.

 

Il lavoratore Lahoucine, erroneamente “dimenticato” nel passaggio d’appalto, è stato assunto successivamente solo in seguito all’intervento dell’USB. Tuttavia l’azienda gli ha assegnato poche ore settimanali senza la specifica di un orario fisso, togliendogli ogni dignità facendogli percorrere giornalmente 61 Km per rispedirlo a casa senza lavorare, “invitato” continuamente a ricorrere alla richiesta di aspettativa non retribuita e addirittura di dimissioni. Pressioni che non si sono placate neanche a fronte del dramma del sisma che ha colpito l’Emilia Romagna, lasciando il lavoratore senza casa. L’azienda, con la scusante che il lavoratore non aveva più un domicilio fisso, e che quindi non era rintracciabile ha smesso di comunicargli i turni, di retribuirgli le ore stabilite contrattualmente, arrivando infine al licenziamento disciplinare.

 

Finalmente, con disposizione del giudice che ha dichiarato l’illeggitimità del licenziamento, è stato predisposto il reintegro al lavoro e il risarcimento del danno sin dal giorno del licenziamento.

 

Ringraziamo il presidente Errani e l’assessore Muzzarelli per la totale indifferenza a fronte di una nostra richiesta di incontro e di intervento in merito.

 

p.USB Lavoro privato

Valentina Delussu

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