Accordo regione Emilia-Romagna sulla cassa integrazione in deroga: per USB una risposta straordinariamente insufficiente.

Bologna -

 

L’accordo firmato ieri sulla cassa integrazione in deroga per l’Emilia-Romagna non contiene le risposte che già tante lavoratrici e lavoratori aspettano da settimane.

Al momento si stanno promuovendo misure ancora inadeguate, con risorse assolutamente insufficienti: sono provvedimenti, come l’accordo sugli ammortizzatori sociali firmato con imprese e CGIL CISL UIL, che ricordano quelli presi all’inizio della crisi del 2008 e con il Patto per il Lavoro e che anche da allora si dimostrarono carenti.

Bene la retroattività al 23 febbraio ma resta totalmente insoluta la questione della tempestività dei pagamenti degli assegni, visto che ci immaginiamo che saranno tante le aziende che non vorranno o non potranno anticipare in busta paga le indennità. Nel caso degli enti pubblici già si poteva e si deve prevedere, per le lavoratrici e lavoratori in appalto, il pagamento diretto da parte degli stessi enti.

Rimane insoluta la questione della sufficienza del reddito visto che da anni le retribuzioni sono rimaste al palo e che conseguentemente la copertura all’80% del salario significa precipitare facilmente sotto il livello di povertà. Rimangono fuori stagionali, i collaboratori e le partite IVA.

Questi limiti diverranno gravi a fronte del perdurare della situazione di emergenza, delle ricadute a medio e lungo termine e della impossibilità a gestire in tempi rapidi l’erogazione da parte dell’INPS.

Questi sono i problemi che accomuneranno anche le lavoratrici e i lavoratori che accederanno alla cassa integrazione ordinaria e al FIS (fondo di integrazione salariale), con procedure che potranno essere messe in campo escludendo non solo sindacati scomodi come USB ma anche i delegati aziendali di tutti i sindacati.

In linea generale l’emergenza coronavirus fa emergere tutte le contraddizioni del modello economico regionale e nazionale: frammentazione e precarietà dei contratti di lavoro, privatizzazioni e appalti, la debolezza di un sistema produttivo così orientato all’export e alla turistificazione dell’economia e dei territori, la gestione tra i “soliti noti” delle risorse pubbliche.

Sull’emergenza coronavirus riteniamo necessario mettere sul tavolo delle istituzioni i seguenti punti: garantire salario e reddito al 100%, il blocco licenziamenti, potenziamento sanità pubblica e dei servizi di protezione sociale, un piano urgente di messa a norma e sanificazione dei servizi e strutture pubbliche, la sospensione e proroga di documenti e certificazioni, dei mutui e sfratti, un piano straordinario di reperimento delle risorse necessarie.

Non tutto dipenderà dalla stessa Giunta regionale ma riteniamo doveroso che l’amministrazione inizi a lavorare da subito su questi obiettivi, come è necessario che l’amministrazione regionale la smetta con atteggiamenti discriminatori e antidemocratici rispetto alle organizzazioni sindacali non gradite politicamente.

USB Emilia Romagna