ANCHE IN EMILIA ROMAGNA COMINCIANO LE PROVE CONCORSUALI

Ovvero delle incoerenze e delle contraddizioni del ministero dell'istruzione che ostinatamente non ha proceduto con un concorso per titoli e servizi per stabilizzare il personale precario valorizzando l'attività prestata.

Bologna -

Mentre la pandemia del coronavirus registra le punte di contagio più alte dopo settimane di allerta di medici scienziati epidemiologi e virologi, il ministero dell'istruzione ha ritenuto indispensabile svolgere proprio a partire dalla giornata del 22 ottobre scorso un concorso straordinario (il precedente si è svolto nel 2012) in quegli stessi locali scolastici aperti con difficoltà dove si fatica oggi a far lezione tra un tracciamento e l'altro. In aperta contraddizione con la chiusura delle scuole che le Regioni paventano o istituiscono, nonostante lo spauracchio del ritorno della didattica a distanza, che viene ormai presentata come strumento ineluttabile in assenza della dovuta prevenzione sui luoghi di lavoro e sui mezzi pubblici, il MI non rinvia le prove concorsuali che mettono peraltro a bando pochissimi posti rispetto al reale fabbisogno delle scuole. 

Pur sostenendo decisamente la didattica in presenza, ci chiediamo a che cosa serva sottoporre a ulteriori rischi il personale scolastico in questa nuova fase di emergenza, soprattutto alla luce dei ritardi nella pubblicazione delle Graduatorie scolastiche provinciali, che già hanno  creato rallentamenti e difficoltà nell'assegnazione delle cattedre e di conseguenza nella didattica in presenza. Migliaia di insegnanti in tutta Italia saranno costretti a spostarsi anche in regioni diverse dalla propria per partecipare a questo concorso inutile, useranno mezzi pubblici, aggravando ancora di più la situazione del contagio. In Emilia Romagna si pensa di poter tamponare la situazione aggiungendo 120 autobus su tutto il territorio regionale e adeguando gli orari scolastici a quelli delle corse anziché pretendere dalle aziende di trasporto pubblico locale di contenere i numeri e soddisfare le esigenze didattiche degli istituti scolastici. 

A tutto questo si aggiunga anche la mancanza di prove suppletive previste per il personale docente che dovesse contrarre il virus o avere l'obbligo di mettersi in quarantena. Come sempre a fianco dei lavoratori della scuola e dei lavoratori del privato c'è l'Unione Sindacale di Base che con lo sciopero indetto oggi per i lavoratori TPer mette all'indice incongruenze e contraddizioni di una gestione dell'epidemia da parte di Governo e Regioni che ancora una volta non tutela i diritti e la salute dei lavoratori, dei cittadini e dei loro figli che frequentano ogni giorno le scuole pubbliche italiane.


bologna@usb.it