Bolognafiere: la cipria del Cosmoprof nasconde la miseria degli appalti e dello sfruttamento dei lavoratori

Bologna -

Come ogni anno, a Bologna, tra qualche giorno andrà in scena il Cosmoprof, la kermesse di punta del mondo della cosmesi la quale, ricordiamo, è una manifestazione al 100% di proprietà di BolognaFiere. Vanto e orgoglio dunque, per questa manifestazione che mette Bologna e la sua fiera al centro della rete internazionale degli espositori dell’industria cosmetica professionale.

L’edizione dello scorso anno, con 160mila mq espositivi venduti, più di 3000 espositori e 250 mila visitatori regge la volata all’edizione di quest’anno che promette di infrangere i record registrati sinora.

PECCATO che dietro questa grande operazione di maquillage (è proprio il caso di dirlo) vi sia una riorganizzazione della Fiera di Bologna che - ormai da anni – sacrifica, sull’altare del business, quello che per anni è stato un modello di lavoro, unico nel comparto fieristico, di buona occupazione, lavoro diretto e salari dignitosi. Il tutto con una continua proliferazione delle lavoratrici e dei lavoratori in appalto e senza confronto con le OOSS sulla sempre più complessa organizzazione del lavoro e su come aumentare diritti e salari nell’intero sito.

Da molti anni, anche dopo il Covid - ricordate? “non torneremo a prima perché ‘prima’ era il problema - la dirigenza della Fiera ha portato avanti una vera e propria politica di svuotamento di diritti e salario, esternalizzando i lavoratori e le lavoratrici, adibendoli a mansioni diverse in barba ai contratti, agli accordi di sito, alle promesse e alle garanzie che pure i soci pubblici (perché si, la fiera è ancora una società a maggioranza pubblica) avevano strappato al direttore generale ed al suo entourage.

E mentre con la mano destra si usava il machete contro le condizioni di lavoro degli ultimi lavoratori “garantiti”, con la mano sinistra si acquisiva la società VE per la fornitura di personale di manifestazione, al solo fine di risparmiare sul costo del lavoro! Lavoratori con CCNL diversi, paga oraria inferiore e rimasti fino ad oggi completamente privi di contrattazione integrativa.

L’ultima è di questi mesi: dopo aver letteralmente spedito i propri lavoratori a fare altro con un cosiddetto “cambio di mansioni temporaneo”, procurando una perdita di salario importante  per queste lavoratrici e questi lavoratori - a causa delle nuove mansioni che non prevedono il lavoro domenicale - di diverse migliaia di euro all’anno, la dirigenza nega, di fatto, ai lavoratori la possibilità di recuperare il salario facendo saltare un accordo faticosamente costruito con le Organizzazioni Sindacali perché l’azienda pretende di infilarci la cancellazione dei diritti acquisiti su altre tematiche in cambio dei danari che dovrebbero sanare in parte quanto perso dai lavoratori per il mancato lavoro domenicale.

Una protervia senza fine e una vergogna che Bologna non merita. Insomma, la misura è colma e qualcuno dovrà rendersene conto. Va immediatamente ripreso il confronto e la contrattazione a tutti i livelli e con tutti i soggetti in campo.

Dunque, è per queste ragioni che le lavoratrici e i lavoratori della Fiera, nei prossimi giorni di Cosmoprof, saranno in sciopero a ricordare ai novelli Faust che barattano l’eterna bellezza con i risultati di esercizio a scapito della dignità del lavoro salariato, che prima o poi arriva il momento di pagare il conto e restituire il maltolto.

Di queste questioni chiederemo conto ai soci pubblici nei prossimi giorni, chiedendo la convocazione di un tavolo che ripristini un confronto serio sul tema appalti, qualità del lavoro e aumento dei salari per tutto il sito (a partire da chi oggi sta peggio) e non solo per la dirigenza, come troppo spesso capita anche a Bologna nelle realtà partecipate dalle più importanti realtà pubbliche.