CENTRI ANZIANI. TAMPONI RAPIDI: SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE

Bologna -

 

 

Le dichiarazioni rilasciate da Paolo Pandolfi direttore del dipartimento di Sanità Pubblica dall’AUSL di Bologna,  in merito all’esecuzione dei tamponi rapidi  da parte del personale OSS, impiegato nelle residenze per anziani, dimostra ancora una volta la scarsa conoscenza dell’organizzazione del lavoro di questi servizi ed una mistificazione della realtà.

I facili proclami trionfalistici riguardanti i tamponi rapidi  come la panacea di tutti i mali, dimostrano la totale inadeguatezza di una classe dirigente con in testa l’amministrazione regionale nella persona dell’assessore alla Salute Raffaele Donini.

Attraverso la favola dei tamponi rapidi, dimostrano la  totale incapacità o volontà, di risolvere alla radici i problemi che affliggono le residenze per anziani e tutti i servizi alla persona.

Con il beneficio del dubbio, pensiamo che il Dott. Pandolfi, soprattutto l’Assessore alla salute Donini, non abbiano ben chiare le idee di quanto avviene all’interno delle residenze per anziani, soprattutto quali siano le competenze dell’OSS, indicati come coloro che dovrebbero eseguire i tamponi rapidi.

Quali procedure?

Quali competenze e formazione?

Chi dovrà vigilare?

Quali sono le certezze scientifiche di questo metodo di controllo?

 

Ciò comporta attribuire nuove mansioni e carichi di lavoro al personale attualmente impiegato, del tutto insufficiente al bisogno quotidiano.

 

In media nelle CRA – (ex RSA) per 26 anziani si hanno 2 OSS e 1 infermiere per 50 anziani.

 

I proclami propagandistici sui tamponi rapidi, sono il classico specchietto per allodole per distogliere l’attenzione dai problemi cronici delle residenze per anziani, dimostrando l’incapacità gestionale, decisionale e volontà politica di non investire in questi servizi.

 

Al contrario  invece di foraggiare le ricche tasche dei privati, l’80% delle strutture accreditate in regione sono gestite da grandi cooperative, dichiarare assunzioni di coloro che ancora devono completare i percorsi formativi, l’impiego di  liberi professionisti , richiamare lavoratori in pensione,  sarebbe più opportuno, dar vita ad un programma d’internalizzazione delle CRA a gestione diretta del SSN, applicando il contratto di Sanità Pubblica, stabilizzare i lavoratori precari impiegati nelle poche realtà pubbliche rimaste (lavoratori interinali), affinché si riduca l’esodo da questi servizi, lasciandoli sempre più sguarniti delle figure professionali necessarie.

Serve innalzare i parametri assistenziali e sanitari.

 

L’assessore alla Salute Donini fino ad oggi ha rifiutato il confronto con USB, nonostante promesse mai mantenute dal mese di Luglio, forse perché vuole evitare di essere messo dinanzi alle proprie contraddizioni?

A pensar male non si sbaglia dicono i saggi.

 

USB Pubblico Impiego Emilia Romagna