FIERA BOLOGNA: CONTINUANO LE RIORGANIZZAZIONI AZIENDALI, MA RIMANGONO ANCORA INEVASI I TEMI CHE RIGUARDANO LA GARANZIA DEL LAVORO.

Bologna -

 

In un incontro sindacale con tutte le rappresentanze, lo scorso 28 giugno, il direttore generale di BolognaFiere spa ha annunciato l’ennesima evoluzione dell’organizzazione aziendale: dopo aver firmato con i sindacati nei giorni scorsi un Contratto di Espansione che, a fronte dell’uscita di 34 lavoratori complessivi all’interno di tutto il Gruppo BolognaFiere, attiva percorsi di formazione e riqualificazione per il personale rimanente e impegna l’azienda ad assunzioni nel prossimo quinquennio, il direttore ha annunciato il cambio di nome dell’attuale BF Servizi srl (società controllata al 100% dalla capofila che si occupa di allestimenti e gestione del quartiere fieristico) in Widex, proiettando oltre il perimetro di viale della Fiera le attività di gestione di eventi; contestualmente vi sarà un’ennesima cessione di ramo d’azienda intragruppo, che vedrà passare la attuale Divisione Allestimenti di BFS a GiPlanet, società del gruppo con sede a Padova.

L’attuale proiezione delle Fiere, alla vigilia di una parziale ripresa delle attività (nel week end prenderà il via Tanexpo) che, salvo sorprese, riporterà in presenza il prossimo autunno alcune delle fiere di cartello più importanti a Bologna, si va dispiegando però senza che sia sanata la ferita, sul piano del modello di lavoro, di una disdetta unilaterale del Contratto Integrativo Aziendale e lo scorporo del ramo d’azienda da BolognaFiere a BFS, che ha visto un passaggio di 97 lavoratori part time ciclici verticali (quelli della battaglia contro i licenziamenti del 2016 e contro il progetto di spin off immobiliare del 2018) appunto dalla capofila alla controllata.

La crisi del covid, durante tutto il 2020 e buona parte del 2021, ha creato le condizioni per un’accelerazione sia della Fiera che delle istituzioni pubbliche proprietarie (in particolare Regione e Comune) nella riorganizzazione complessiva dell’asset Fiera, con la sua rideterminazione societaria volta all’ottimizzazione delle condizioni per la fusione del polo fieristico regionale, ad oggi rallentata e rimandata al post elezioni amministrative.

Ebbene, i lavoratori e le lavoratrici di BF Servizi, che da più di 6 mesi spingono per ripristinare alcune condizione minime di diritto collettivo, attraverso l’armonizzazione dei diritti individuali sanciti nella cessione di ramo d’azienda con la sottoscrizione di un Contratto Integrativo e una programmazione dei lavori che possa restituire la prospettiva di un lavoro degno, ben retribuito e di qualità per la Fiera ed il territorio, dinanzi all’ennesimo rifiuto della direzione aziendale di procedere senza indugi alla ridefinizione del perimetro dei diritti collettivi, hanno espresso in assemblea la necessità di tornare a parlare alla città ed ai soci pubblici e privati delle proprie condizioni di lavoro in una di quelle società, a controllo pubblico, che dovrebbe rappresentare eccellenza sul territorio e che invece con il pretesto del covid sta portando avanti una politica aggressiva di svuotamento di diritti e di lavoro nel quartiere fieristico.

USB dunque è pronta a proclamare lo stato di agitazione e a chiedere conto della protervia di tale gestione societaria a Comune e Regione, che pure negli scorsi mesi hanno dato il loro placet all’accelerazione sui processi riorganizzativi e di fusione tra Rimini e Bologna “necessari per la crisi del covid”, garantendo che la qualità del lavoro della Fiera avrebbe rappresentato il faro di ogni approdo.