Reddito di cittadinanza e obbligo al lavoro: a Bonaccini e Conte servono senso della realtà e senso di responsabilità
Per il premier Conte e per il presidente della Regione Bonaccini il reddito di cittadinanza non starebbe funzionando come strumento di politica attiva ma solo come sussidio: per incentivare il suo utilizzo come strumento di politica del lavoro propongono che il reddito possa essere erogato soltanto a chi si dispone ad accogliere qualsiasi proposta di lavoro gli venga sottoposta dai Centri per l’impiego.
Che i percettori del reddito di cittadinanza non abbiano trovato lavoro, però, è difficilmente attribuibile al reddito stesso. In epoca di Covid-19 questa considerazione sembrerebbe quasi banale e scontata, eppure è questo che stanno sostenendo.
Il reddito di cittadinanza ha il merito, e non il difetto, di essere diventato il metro di misura per accettare o rifiutare un’offerta di lavoro, e chi la rifiuta lo fa perché il livello del reddito è tale da consentirgli di vivere in condizioni migliori che se accettasse il reddito da lavoro.
Quindi il lavoro, per Conte e per Bonaccini, va accettato a qualsiasi condizione, o meglio alle condizioni che stabiliscono le imprese, con i salari che loro impongono (altro che salario minimo a 9 euro l’ora) ed a qualsiasi distanza da dove vivi. E non importa se per lavorare dovrai emigrare, basterà che il salario proposto sia appena più alto del reddito di cittadinanza, cioè poco più di 780 euro.
Il reddito di cittadinanza, in realtà, non è nato come misura di politica attiva ma come strumento di lotta alla povertà e, pur con tutte le odiose condizionalità che ne hanno limitato fortemente l’applicazione, ha svolto la sua funzione molto meglio di quanto non abbiano fatto le misure intentate dai governi precedenti.
Esso sta svolgendo anche la funzione di misura di protezione nei confronti delle richieste selvagge delle aziende, una sorta di ombrello a difesa di chi altrimenti resta completamente ostaggio del mercato. Ed è questo che si vuole colpire, per abbassare ancora di più i minimi retributivi reali e schiacciare la parte povera del paese. A Bonaccini e Conte servono senso della realtà e senso di responsabilità sociale.
USB Emilia Romagna