Reddito, salute, dignità: la crisi la paghino i ricchi. Sabato 14 mobilitazione a Bologna, appuntamento alle 14 in piazza dell’Unit
Dopo mesi di propaganda politica da parte del governo nazionale e della giunta regionale siamo tornati in piena emergenza sanitaria e sociale: per assecondare gli interessi padronali la massima priorità è stata quella di “ritornare alla normalità” ma senza tutte quelle misure di contrasto e di prevenzione che avevano promesso di attuare, a partire dalla sanità, scuola e il trasporto pubblico locale.
La retorica si infrange ora contro la realtà, come dimostrano le proteste che divampano in tutto il Paese.
Occorreva investire subito in sanità, trasporti e scuola ma anche in Emilia Romagna si è fatto poco e male. Bonaccini, anche nel suo ruolo di presidente della Conferenza Stato Regioni, è stato un alfiere del partito dei “minimizzatori”: dall’aumento della percentuale di riempimento dei mezzi pubblici, dalle aperture degli stadi alle settimane rosa in riviera.
Basti pensare che, nella nostra regione, non è stato neppure realizzato il relativo potenziamento dei posti letto in terapia intensiva come fissato dal Decreto Rilancio (dopo cinque mesi siamo a solo il 35% su quelli programmati).
L'emergenza sanitaria si è saldata a quella sociale ed economica facendo sprofondare nella miseria fasce sempre più ampie della popolazione. Decenni di politiche orientate al taglio della spesa sociale e sanitaria insieme alla diffusione a piene mani del lavoro povero, non contrattualizzato, pseudo autonomo, ora presentano drammaticamente il conto scontrandosi con la realtà di un paese privo di tutele sociali ed ammortizzatori sociali adeguati per questo ampio spettro di lavoratori atipici. È questa la situazione di tantissimi giovani, donne e lavoratori poveri che, come evidenziato talaltro da uno studio dell’Ocse, sono quelli maggiormente colpiti dalla crisi Covid19.
La risposta dei 5 miliardi del decreto ristoro è insufficiente sia per l'esiguità delle risorse sia per la limitata platea di riferimento.
Non accettiamo il ricatto tra diritto alla salute e il diritto al salario e al reddito per tutti e tutte.
Vogliamo reddito di base universale per tutti, il rafforzamento immediato della sanità pubblica, un piano di trasporti adeguato a tutelare la sicurezza di tutti, vogliamo un piano di messa in sicurezza della scuola per garantire un’istruzione vera e sicura, la proroga del blocco degli sfratti ed il blocco immediato di affitti e utenze affinché la crisi attuale non si trasformi direttamente in emergenza abitativa dilagante.
Se la situazione impone il lockdown si deve dare immediata copertura economica a tutti/e, siano essi lavoratori “garantiti”, atipici o autonomi, giovani, anziani o disoccupati.
I soldi vanno recuperati dove ci sono: l'emergenza sanitaria sta esasperando le diseguaglianze sociali e si traduce in miseria per la stragrande maggioranza della popolazione, ma in una ghiotta occasione per incrementare i profitti per alcuni.
È il tempo della giustizia sociale, questo è il tempo di far pagare i ricchi rompendo la retorica del “siamo tutti sulla stessa barca”, applicando una vera patrimoniale ai grandi capitali privati per garantire sanità pubblica e reddito per tutti e tutte.
Invitiamo tutti e tutte alla partecipazione alla giornata di mobilitazione di sabato 14 novembre “Bologna scende in Piazza”. Vi diamo appuntamento al nostro punto di concentramento in Piazza Dell’Unità dalle ore 14.00.
USB Emilia Romagna