UNIVERSITA’ DI BOLOGNA: NON ANDRA’ TUTTO BENE! La tutela della salute dei lavoratori prima di tutto

Bologna -

 

Quelli che stiamo vivendo come lavoratori dell’Università di Bologna sono giorni tutt’altro che ordinari...
E di fronte a condizioni straordinarie, chiediamo che l’Ateneo intervenga con misure straordinarie ed innanzitutto adeguate soprattutto per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Una misura da utilizzare, pur se come soluzione eccezionale, è sicuramente quella del Lavoro Agile Emergenziale (LAE). Tuttavia, ci interroghiamo sul numero dei colleghi che potranno effettivamente accedere a tale modalità di lavoro sul totale dei quasi 3 mila dipendenti UNIBO. E la nostra richiesta è che venga estesa a tutti. Ammesso e non concesso che vengano fatte salve le attività necessarie ed indifferibili che devono essere svolte in ufficio/struttura come previsto dalle indicazioni del Governo, dovrebbe trattarsi di poche decine di casi e non dei 402 (cioè il 14%) registrati in questi giorni.
In seguito alla diffida di USB inviata il 13 marzo all’Amministrazione di UNIBO per invitarla ad adempiere alle indicazioni della Direttiva 2/2020, così come grazie alle pressioni di altre sigle sindacali, l’Amministrazione stessa si è decisa ad ampliare notevolmente la platea dei colleghi del personale TA che possono accedere allo smartworking, includendo anche chi può utilizzare anche solo tablet o smartphone al posto del pc e prevedendo inoltre un’estensione di tale possibilità anche alle figure che svolgono mansioni che non possono essere svolte in remoto (ad es. il personale delle portinerie, per le quali si stanno individuando attività specifiche da far svolgere).
Questa ed altre comunicazioni sono state condivise il 17 marzo in occasione di una riunione virtuale fra OO.SS./coordinatori RSU ed Amministrazione, nel corso della quale è stato comunicato che c’è già un caso di una persona contagiata in una delle strutture dell’Ateneo, per la quale le autorità sanitarie stanno seguendo il protocollo previsto, mettendo in osservazione anche i colleghi entrati in contatto con il/la collega contagiato/a. Per ragioni di privacy non è stato comunicato il nominativo e non è stato ufficialmente comunicata la struttura di appartenenza, ma come USB abbiamo chiesto che l’Amministrazione segnali il dipartimento in questione al personale, in modo chi vi si è recato per caso negli ultimi giorni sia consapevole ed allertato (sarebbe altrimenti più arduo ricostruire la catena dei contatti e contribuire a mettere in sicurezza tutti, contenendo il contagio il più possibile).
Non concordiamo sul fatto che Inoltre che il DG ha specificato che chiederà ai responsabili di procedere alla programmazione delle ferie per l’intero 2020, non solo per le ferie maturate negli anni precedenti, ma anche per quelle di competenza dell’anno in corso.

È assurdo che di fronte all’incapacità dell’Ateneo di mettere a disposizione dei lavoratori gli strumenti necessari o a dotarsi di un’organizzazione capace di affrontare l’emergenza, si faccia ricadere sui lavoratori ogni onere, imponendo anche la fruizione di ferie e permessi, forzando la lettura della Direttiva n. 2/2020 del Ministro per la Pubblica Amministrazione.
Ci saranno così colleghi che magari saranno obbligati a chiedere ferie dell’anno in corso, bruciandole così reclusi in casa e che, alla fine di questa storia, non potranno beneficiarne per le finalità previste dal contratto perché le hanno già utilizzate come “tappabuchi”.
Siamo consapevoli che alcune attività richiedono la presenza dei lavoratori, ma ricordiamo che l’art. 3 della Direttiva citata è molto chiaro: “a fronte della situazione emergenziale, è necessario un ripensamento da parte delle pubbliche amministrazioni in merito alle attività che possono essere oggetto di lavoro agile, con l’obiettivo prioritario di includere anche attività originariamente escluse”, senza contare che l’Amministrazione ha l’obbligo di adottare tutti gli accorgimenti necessari per garantire la sicurezza dei lavoratori e la prevenzione del contagio.
A tale proposito, pretendiamo che il lavoro agile venga esteso immediatamente a tutto il personale, anche in attesa dell’acquisizione di dispositivi tecnologici e pacchetti di connessioni internet da mettere a disposizione dei colleghi. E chiediamo anche che, per quei casi veramente indifferibili dove sia indispensabile la presenza dei colleghi sul luogo di lavoro, si adottino tutte le misure e le cautele atte a preservare la loro salute e la loro sicurezza sia a Bologna che nelle sedi dei Campus.
402 colleghi ancora in servizio negli uffici e nelle strutture di UNIBO ci sembra un numero ancora troppo alto. Per questo abbiamo chiesto all’Amministrazione di specificare quali sono le categorie di attività necessarie e indifferibili che questi colleghi stanno svolgendo, così come abbiamo preteso di avere un aggiornamento sul numero di richieste di LAE inoltrate dai colleghi ed il numero di quelle autorizzate.
Probabilmente si sarebbero ottenuti risultati migliori mandando tutti d’ufficio in smartworking, come abbiamo più volte chiesto, salvo coloro che dovevano svolgere attività necessarie e indifferibili, perché è quest’ultima la categoria residuale.
Il recente Decreto Legge all'art. 87, comma 3, prevede espressamente che qualora non si possa ricorrere allo smart working, in subordine l'utilizzo delle ferie pregresse e della banca delle ore, le amministrazioni possono ricorrere anche ad esentare dal servizio il personale, specificando che questo è servizio a tutti gli effetti, con riconoscimento dello stipendio. Quindi se UNIBO ancora non l'ha capito, anche questo altro dispositivo di legge vuol dire: DOVETE SVUOTARE GLI UFFICI. È chiaro adesso.
L’invito di USB è quello di considerare seriamente l’ipotesi della chiusura delle strutture in questo momento che, come indicato dalla cronaca, risulta delicato per il nostro territorio regionale (per le nostre sedi in particolare per Rimini e Bologna), per cui nonostante le rassicurazioni abbiamo il fondato timore che se si continua ad ignorare i rischi, NON ANDRA’ TUTTO BENE.
L’appello di USB all’Amministrazione di UNIBO va nel senso di tenere sempre in primo piano la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori rispetto all’esigenza di non interrompere le attività di UNIBO, soprattutto nelle prossime settimane nelle quali si attende il picco anche fra Bologna e la Romagna. Il pensiero non può non andare ai circa 200 colleghi di UNIBO distaccati nelle strutture ospedaliere, molti dei quali alle prese con la gestione dell’emergenza.
Segnaliamo in chiusura l’iniziativa promossa dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione https://solidarietadigitale.agid.gov.it/#/, dove è possibile trovare servizi e piattaforme digitali totalmente gratuiti per lavorare da remoto, ad esempio per attivare connessioni dati offerte dai principali gestori telefonici, utilizzare software, ecc.
Invitiamo, come sempre, a segnalarci ogni criticità a: bologna.universita@usb.it

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